Ci sarà domani 8 gennaio 2019 la prima udienza del processo d’Appello per la morte di Marco Vannini. Il bagnino 20enne venne ucciso la notte tra il 17 e il 18 maggio 2015, trafitto da un proiettile esploso da Antonio Ciontoli, padre della fidanzata Martina. Marco morì in seguito ad una emorragia interna provocata dalla pallottola che, entrando dal braccio, gli perforò diversi organi interni. Il giovane di Cerveteri è deceduto perché nessuno gli ha prestato soccorso. Per circa due ore, infatti, le cinque persone che erano con lui non si sono adoperate per salvargli la vita. Quando l’ambulanza è stata chiamata era ormai troppo tardi.
La prima Corte di Assise di Roma, con sentenza del 18 aprile scorso, ha condannato Antonio Ciontoli (14 anni), sua moglie Maria e i loro figli Martina e Federico (3 anni). Assolta, invece, Viola Giorgini, dall’accusa di omissione di soccorso perché “il fatto non costituisce reato“. Una sentenza che, però, non è stata condivisa: ha suscitato scalpore nell’opinione pubblica ed è stata ritenuta ingiusta da Valerio e Marina, i genitori di Marco. Nel frattempo, sia il pm Alessandra D’Amore che la difesa dei Ciontoli hanno presentato ricorso in appello. Entrambi, infatti, contestano, seppur con motivazioni diverse, la sentenza di primo grado.
Pm: “Martina nel bagno al momento dello sparo”
Un punto rilevante nel ricorso del pm, è la presenza di Martina nel luogo dello sparo. A detta del pm, essa “si evince in modo inequivocabile” da alcuni passaggi delle intercettazioni ambientali. Nello specifico, si fa riferimento ad un filmato, diffuso anche su alcuni programmi tv nazionali, in cui la ragazza dichiara: “Io ho visto lui quando papà gli ha puntato la pistola e gli ha detto ti sparo“. Un fatto rilevante è che dalla visione del video Martina nel pronunciare queste parole “agitò la mano verso l’esterno, simulando il gesto compiuto da Marco, a totale riprova della sua presenza al fatto“. Martina, secondo il pm, in sede di intercettazioni ambientali, “descrisse dettagli che solo chi aveva assistito alla scena era in grado di fornire, specificando di aver visto Marco sotto la minaccia dello sparo e finanche mimando il gesto del ragazzo che allontanava l’arma”.
Un altro punto contestato è la versione fornita da Martina quando dichiara che si era limitata a ripetere quanto confidatogli dal padre nella caserma dei carabinieri di Ladispoli. “Tale implausibile dichiarazione appare del tutto smentita dalla puntuale descrizione del fatto effettuata dalla stessa in sede di intercettazione – sottolinea il pm – nella quale si è espressa in prima persona (io ho visto) ed aveva anche ricordato che Marco dopo l’esplosione è diventato pallido”. Altro elemento che confermerebbe ciò è l’autopsia sul corpo di Marco. Dall’esame è infatti emerso che il 20enne aveva il braccio destro alzato al momento dello sparo, proprio nella stessa posizione mimata dalla ragazza.
Marco Vannini, i genitori: “Auspichiamo una pena più severa per tutti i Ciontoli”
L’ 8 gennaio inizierà il nuovo processo. Marina e Valerio, i genitori di Marco, attendono con fiducia questo giorno e a Giallo dichiarano: “Vogliamo giustizia. Un minimo di sollievo potrebbe arrivare dal nuovo processo. Ci aspettavamo una condanna più severa da parte dei giudici di primo grado: a ogni modo, non abbiamo ancora perso la fiducia nella giustizia. Ci auguriamo che in Appello i responsabili della morte del nostro unico figlio vengano puniti come meritano“.