Per i giudici della Corte d’Assise d’Appello di Catania non ci sono dubbi: Veronica Panarello è l’unica colpevole dell’omicidio del figlio Lorys Stival. In 174 pagine, la Corte ha confermato la sentenza di primo grado, condannando la donna a 30 anni di reclusione e sottolineando con precisione la lucida crudeltà con cui tolse la vita al bambino. Per la giustizia è stata lei, quella maledetta mattina del 29 novembre 2014 a Santa Croce Camerina ad uccidere il piccolo Lorys. Nonostante le due sentenze, la donna continua a dichiarare la sua innocenza. E dice molto di più: ad uccidere il bambino è stato Andrea Stival, suo suocero e nonno del piccolo. Veronica sostiene, infatti, che lei e il padre del marito fossero amanti e che il bambino lo avesse scoperto. A quel punto il nonno avrebbe ucciso Lorys affinché non rivelasse a nessuno, in particolare a papà Davide, quel morboso segreto.
Le accuse al suocero
“Mio suocero ha stretto una fascetta intorno alla gola di Lorys. Io non sono riuscita a impedirglielo. Il cadavere lo abbiamo occultato insieme, ma l’omicidio lo ha commesso lui, da solo“. Per i giudici, queste sarebbero le ennesime bugie della donna. Andrea Stival è stato indagato come atto dovuto di modo da fare gli opportuni accertamenti. Una volta verificato il suo alibi, infatti, il nonno di Lorys è stato prosciolto da ogni accusa. Come riporta Giallo, però, la vita di Andrea Stival è stata cambiata per sempre. E’ stato accusato ingiustamente del più orrendo dei crimini e per le parole pronunciate da Veronica, il rapporto con il figlio Davide non è più lo stesso.
I due non si sono rivolti la parola per lungo tempo: solo nell’ultimo periodo c’è stato un riavvicinamento. Al processo d’Appello, concluso lo scorso luglio, padre e figlio hanno atteso la sentenza l’uno accanto all’altro. Proprio in quel giorno, la Panarello, alla vista del suocero esplose in aula inveendo contro di lui. “Sei contento? Sai cosa ti dico? Prega Dio che ti trovo morto quando esco perché sennò ti ammazzo con le mie mani“.
Lorys ucciso perché non voleva andare a scuola
Nella sentenza, i giudici spiegano anche il modus operandi messo in atto dalla donna e la causa scatenante dell’atroce delitto: “Causa del litigio, verosimilmente, la resistenza mostrata dal bambino a recarsi a scuola” “ovvero il desiderio di restare con la madre ed andare con lei al corso di culinaria”. Il movente dell’omicidio non è stato pienamente chiarito né dalle indagini né dai due processi. Tuttavia, con questa sentenza, i giudici avanzano una possibile ricostruzione dei fatti nel tentativo di avvicinarsi quanto più possibile alla verità. “Il repentino cambiamento di programma induceva la madre a consegnare al bimbo il mazzo di chiavi custodito in macchina. Ritiene questo decidente che quello sia stato il momento nel quale scattava l’impulso omicidiarionella mente della signora Panarello. Riprova di ciò era il sopralluogo che la donna effettuava, subito dopo, nei luoghi dove sarebbe stato trovato il cadavere di Lorys”