
Rese note le motivazioni della sentenza di condanna a 18 anni e 8 mesi, emessa lo scorso ottobre a carico di Lucio Marzo. Il 19enne di Montesardo, reo confesso, è colpevole di aver ucciso l’ex fidanzata sedicenne Noemi Durini e di aver sepolto il cadavere in una campagna alla periferia di Castrignano del Capo il 3 settembre 2017. In 77 pagine, c’è tutta la ricostruzione dell’atroce vicenda e il gup non ha dubbi sul fatto che Lucio, nel compiere il delitto, abbia dato sfogo ai più bassi istinti di violenza e abbia agito con particolare malvagità d’animo. A riportare la notizia è Lecce Prima.
Lucio ha accoltellato Noemi, l’ha aggredita a colpi di pietra mentre giaceva a terra. Poi l’ha trascinata e sepolta sotto un cumulo di massi mentre era ancora in vita. “Un crescendo di atrocità che denota l’indole spregevole del reo e la precisa volontà di manifestare, attraverso quei modi atroci, l’incolmabile distanza emotiva con la vittima” si legge nella sentenza.
“Lucio uccise Noemi perché succube del padre”
“Lucio uccise Noemi per impedirle in futuro di poter donare ad altri il suo amore e per punirla della sua diversità da sé. In particolare per la forza ed il coraggio con la quale viveva la propria esistenza. Quella forza, quel coraggio e quella libertà che, invece, a lui erano sempre mancate nelle fasi cruciali della vita” scrive il giudice Aristodemo Ingusci. Secondo quest’ultimo, il delitto sarebbe maturato per la pressione esercitata dal nucleo familiare (e in particolare del padre) sul 19enne. E’ come se Lucio fosse stato messo dinanzi a un bivio. Da un lato, c’era la fidanzata, e dall’altro, i genitori che non l’accettavano. Marzo ha scelto la famiglia e, non tollerando l’idea di perdere Noemi, con atto di insano egoismo, ha deciso di eliminarla.
“Una decisione che, scellerata e assurda, cionondimeno venne pianificata e fortemente voluta dal suo autore che ad essa si determinò in modo libero e cosciente avendo in quella intravisto la via d’uscita ad una condizione di personale grave disagio divenuta oramai insostenibile“, spiega il giudice, secondo il quale l’omicidio si presenta a Marzo come la soluzione per risolvere il conflitto venutosi a creare nel tempo con il padre.
“Noemi qualcosa di cui liberarsi”
“Sempre più conscio di non essere in grado di contrapporsi al padre e nella crescente paura di un abbandono di Noemi, a poco a poco l’imputato è giunto a individuare nella ragazza la causa reale della sua situazione di disagio che lo vede serratamente seguito e controllato dal padre; l’azione di forte condizionamento dal genitore e la presenza di evidenti segnali di stanchezza del rapporto sentimentale con la Durini, lo ha portato ad una rivisitazione della relazione affettiva ed ora Noemi Durini è divenuta altro da sé, un qualcosa non più adatta a lui e di cui deve liberarsi, ma che, se non suo, non potrà né dovrà essere di altro“, si legge nella sentenza.
Il giudice non ha dunque dubbi: è stato Lucio ad uccidere Noemi e lo ha fatto con premeditazione e con lucidità. Ora che le motivazioni sono depositate, è compito della difesa (rappresentata dall’avvocato Luigi Rella) valutare il ricorso in appello.