Veronica Panarello, la Bruzzone: “Era perfettamente lucida”
Lo scorso luglio, la Corte d’Assise d’Appello ha confermato la condanna emessa in primo grado a 30 anni di reclusione per Veronica Panarello. Le due sentenze parlano chiaro: è lei che quella maledetta mattina del 29 novembre 2014 ha ucciso il figlio Loris Stival. La Panarello è ora in attesa dell’ultimo grado di giudizio, quello affidato ai Supremi Giudici della Corte di Cassazione. Sulle pagine del settimanale Dipiù, la criminologa e psicologa forense Roberta Bruzzone dice la sua sul caso. “Come avevo già avuto modo di scrivere, l’esito del processo di secondo grado era ampiamente prevedibile dal momento che l’impianto accusatorio nei confronti della donna è, a dire poco, agghiacciante” esordisce l’esperta.
“Anche la posizione di Andrea Stival, il suocero della Panarello, è stata definitivamente archiviata perché il fatto non sussiste. E del resto non poteva andare diversamente – commenta la Bruzzone – Andrea Stival è estraneo al delitto. Veronica continua a mentire pervicacemente, ecco perché, a mio parere, non le sono state riconosciute le attenuanti generiche”.
“La follia non ha giocato alcun ruolo nella vicenda”
“Per i giudici, e a mio parere – continua la criminologa – è stata lei a uccidere il bambino ed era perfettamente lucida. Anche quando, per costruirsi un alibi verosimile, ha rimesso in moto la macchina per dirigersi al corso di cucina nel resort di Donna Fugata. Dopo avere gettato il corpo del figlio nel canalone. Da qui la conferma della sentenza di primo grado nella sua interezza. Sentenza che, a mio avviso, troverà conferma integrale anche nel terzo e ultimo grado di giudizio ancora pendente”.
Roberta Bruzzone evidenzia poi come anche i periti, nominati dal gup di Ragusa, abbiano stabilito la lucidità della donna. Anche per loro, la Panarello era perfettamente in grado di intendere e di volere quando ha assassinato Loris. “Veronica ha agito in maniera lucida e spietata e la follia non ha giocato alcun ruolo in questa terribile vicenda. Non risulta compromessa per la Panarello la capacità di autodeterminarsi rispetto a obiettivi dati, nonché di potere riferire in modo e con modalità tali da preservare i suoi interessi nella vicenda giudiziaria. L’appuntamento con i supremi giudici è sempre più vicino” conclude l’esperta.
Veronica Panarello: ecco come ha ucciso il figlio Loris Stival
Per la giustizia, fu la Panarello che quella maledetta mattina del 29 novembre 2014 uccise il piccolo Loris, gettando poi il corpo nel canalone di contrada Mulino vecchio di Santa Croce Camerina e fece tutto da sola. La responsabilità “è dimostrata al di là di ogni ragionevole dubbio“. Alla base del delitto, avvenuto strangolando il bambino con fascette di plastica da elettricista, il litigio di quella mattina perché Loris non voleva andare a scuola.
“Un dolo d’impeto, nato dal rifiuto del bambino di andare a scuola quella mattina e dal diverbio nato con la madre, il contenuto è conosciuto soltanto all’imputata”, scrive il gup Reale. Secondo quest’utlimo, l’omicidio sarebbe stato “dettato da un impulso incontrollabile, da uno stato passionale momentaneo della donna“. Dinamica, modalità e tempi dell’omicidio “appaiono dirimenti ai fini di escludere la circostanza della premeditazione”. Il gup, nelle motivazioni della sentenza, affronta anche il tema della sanità mentale della donna, anche sulla base delle perizie mediche, parlando di “figlicidio per vendetta, successivamente ribattezzato sindrome di Medea”.
E argomenta che, a parte “la presenza di tratti disarmonici di personalità” e “di labilità emotiva”, la donna non presenta “disturbi dell’area psicotica, della coscienza o delle percezioni”. Secondo uno dei periti, peraltro, “il disturbo narcisistico e istrionico” sono in relazione “a psicopatici bisogni di considerazione”, dovuti a una infanzia difficile.