Il 17 dicembre 2018, il gip di Lecce Vincenzo Brancato ha disposto nuove indagini per Biagio Marzo e Rocchetta Rizzelli, i genitori di Lucio Marzo. Quest’ultimo è attualmente in carcere, dopo la condanna a 18 anni per l’omicidio della fidanzata Noemi Durini. “Ipotizzabile il coinvolgimento degli indagati nei reati di omicidio della minore e di soppressione di cadavere” scrive il gip nell’ordinanza. Brancato ha così rigettato la richiesta di archiviazione presentata dal sostituto procuratore della procura di Lecce Donatina Buffelli.
I genitori di Noemi, Imma Rizzo e Umberto Durini, si sono sempre opposti all’archiviazione e hanno chiesto di verificare con maggiore cura se sulla scena del crimine vi fosse qualcun altro. Ma non solo: vogliono anche capire se qualcuno abbia aiutato l’assassino dopo il delitto. “Il giudice ha accolto la nostra richiesta e non archivierà l’inchiesta sui genitori di Lucio, l’assassino di Noemi. Siamo sempre stati convinti, e oggi lo siamo ancora di più, che il killer non abbia agito da solo. E’ impossibile. Sono altresì convinta che le nuove indagini disposte dalla magistratura chiariranno ogni aspetto riguardante gli eventuali complici dell’omicidio” sono le parole della criminologa Roberta Bruzzone, consulente della famiglia di Noemi.
Saranno esaminati i telefoni di vittima e indagati
Nello stesso provvedimento, il gip ha ordinato che la pm proceda all’acquisizione del traffico telematico dei cellulari di Noemi, di Lucio e dei genitori di quest’ultimo; che vengano acquisite le immagini degli impianti di sorveglianza che hanno inquadrato la vettura della famiglia Marzo; che vengano cercati e sequestrati ulteriori massi usati per seppellire il cadavere, al fine di verificare se vi siano tracce biologiche degli indagati; e infine ordina di effettuare accertamenti biomolecolari sugli indumenti della vittima, al fine di cercare tracce biologiche dei genitori del fidanzato. Per il giudice, a quanto pare, il caso non è assolutamente chiuso. Archiviata invece la posizione di Fausto Nicolì, il meccanico 50 enne di Patù chiamato in causa da Lucio, che inizialmente lo accusò dell’omicidio di Noemi, di cui era amico.
Noemi Durini, intercettazione scioccante: “Papà, quando l’ho seppellita respirava ancora”
Un’intercettazione scioccante quella tirata fuori dall’accusa nel processo riguardante l’omicidio di Noemi Durini. La frase in questione riguarda un colloquio tra Lucio Marzo e suo padre, avvenuto il 19 ottobre del 2017 presso l’istituto dei minori in cui il ragazzo si trovava dopo la confessione del delitto. A rendere noto questo particolare è il giornalista Erasmo Marinazzo per Il Mattino. Il giovane di Montesardo nella conversazione ammette che Noemi Durini era ancora viva quando lui la seppellì con le pietre, quella mattina del 3 settembre dello scorso anno. “Il colpo… e poi i sassi che gli davo in testa… ma dopo che io ho fatto tutto… io ho messo le pietre ma lei… cercava di muoversi…. però c’erano talmente tante pietre che non riusciva a muoversi. Quindi è morta direttamente”. Questa intercettazione si colloca prima dei risultati dell’autopsia, che misero in luce l’agonia della studentessa di Specchia rivelando che morì per soffocazione indiretta causata dal peso dei sassi sul suo corpo.