Intervengono i carabinieri del Ris nel misterioso caso di Mattia Mingarelli, il trentenne sparito lo scorso 7 dicembre a Chiesa Valmalenco e ritrovato morto due settimane dopo. Nella giornata di ieri, il Reparto Investigazioni Scientifiche di Parma ha sequestrato diversi oggetti, tra i quali un pc, dal Rifugio Barchi (l’ultimo luogo in cui il giovane comasco è stato avvistato). Il giorno della scomparsa, Mattia era arrivato da poco nella baita che aveva affittato con la famiglia. Si era poi recato al Rifugio Barchi per uno spuntino assieme a Giorgio Del Zoppo, proprietario della struttura. Dopo l’aperitivo il nulla. Del Zoppo, al momento, non risulta indagato ma solo persona informata sui fatti.
Alla sparizione del ragazzo sono seguite interminabili giornate di ricerche che, però, non hanno portato a nulla. Poi, il giorno della Vigilia di Natale, l’agghiacciante scoperta: due sciatori, dall’alto della seggiovia, hanno notato in mezzo alla neve, a non molta distanza dalla recinzione che delimita le piste da sci, una strana sagoma, simile a quella di una persona. Inizialmente era stato proprio questo ritrovamento a destare perplessità negli investigatori. Quella zona, infatti, era stata a lungo battuta da decine di uomini del Soccorso Alpino; dai militari del Sagf della Guardia di finanza; dai Vigili del fuoco e dai volontari della Protezione Civile, anche con l’ausilio di cani molecolari senza, però, dare i risultati sperati. Per questo si è pensato, inizialmente, che il cadavere fosse stato spostato. Non va comunque dimenticato che il 7 dicembre era scesa una fitta nevicata, che potrebbe averlo coperto alla vista e anche all’olfatto canino.
Il punto sulle indagini
La procura di Sondrio, continua a tenere aperte tutte le ipotesi: compresa quella dell’omicidio. L’autopsia, effettuata ieri sul corpo di Mattia, non ha rilevato ferite o segni di violenza. Solo una ferita alla testa, che però è compatibile anche con l’ipotesi della disgrazia: il giovane sarebbe scivolato nel bosco e avrebbe battuto il cranio. Tanto più che era sicuramente stato male dopo aver mangiato, visto che all’esterno del rifugio aveva vomitato. Insomma, il puzzle che sembra comporsi sarebbe quello di un incidente. Ma alcune tessere devono ancora tornare al proprio posto.
Come scrive Repubblica, infatti, per prima cosa bisogna avere la certezza che davvero il corpo sia stato sempre lì, come anche l’autopsia lascerebbe trasparire. Secondo: resta da chiarire il mistero del cellulare di Mingarelli, ritrovato da Del Zoppo l’indomani e consegnato ai genitori del trentenne. Terzo, come mai il fedelissimo cane Dante non abbia reagito alla sparizione del padrone, per di più col corpo a pochi metri dal rifugio. Potrebbero essere dettagli, potrebbero avere qualche spiegazione criminosa. Per questo la procura, prima di archiviare il caso come incidente, deve ricostruirlo tutto, il puzzle, e verificare se non ci siano stati reati minori come omissione di soccorso o occultamento di cadavere. Qualche risposta arriverà, ma intorno a febbraio, dall’autopsia. Ora anche l’intervento dei Ris potrebbe dire qualcosa in più.