L’autopsia sul corpo di Mattia Mingarelli, eseguita nella giornata di ieri dall’anatomopatologo Paolo Tricomi, non ha rilevato nessun segno di violenza. Il trentenne comasco potrebbe quindi essere rimasto vittima di un incidente: forse un malore dovuto al freddo intenso del 7 dicembre, giorno in cui il giovane è scomparso. In ogni caso, si dovranno attendere i canonici 60 giorni prima di conoscere i risultati del lavoro effettuato dal dottor Tricomi, tempi che saranno probabilmente analoghi a quelli di attesa per gli esami tossicologici di laboratorio. A breve la Procura di Sondrio dovrebbe concedere il nulla osta alla sepoltura del ragazzo.
Il misterioso ritrovamento
A ritrovare il cadavere di Mattia erano stati, nella giornata della Vigilia di Natale, alcuni turisti. Il corpo del giovane agente di commercio era in una scarpata del bosco, ai margini delle piste da sci della ski-area Palù-Valmalenco. Alcuni sciatori, dall’alto della seggiovia, avevano notato in mezzo alla neve, a non molta distanza dalla recinzione che delimita le piste da sci, una strana sagoma, simile a quella di una persona.
Inizialmente era stato proprio questo ritrovamento a destare perplessità negli investigatori. Quella zona, infatti, era stata a lungo battuta da decine di uomini del Soccorso Alpino; dai militari del Sagf della Guardia di finanza; dai Vigili del fuoco e dai volontari della Protezione Civile, anche con l’ausilio di cani molecolari senza, però, dare i risultati sperati. Di Mattia nessuno aveva trovato traccia. Proprio per questo, gli inquirenti non avevano escluso nessuna ipotesi, compresa quella dell’omicidio. Dai primi accertamenti, però, sui vestiti indossati dal giovane non sarebbero stati rinvenuti segni di violenza tali da fare supporre uno spostamento del cadavere.
Come riportato da Il Giorno, l’unico ad essere interrogato come “persona informata sui fatti” è stato Giorgio Del Zoppo, il gestore del rifugio “Barchi”. “Mi ha detto che voleva fare un’escursione“. Una breve gita finita in tragedia. “Il mio assistito – spiega l’avvocato Maurizio Carrara – è stato ascoltato 5-6 volte. L’ultima, in caserma a Sondrio, domenica 23 dicembre. Non è stato avvisato dell’autopsia, proprio perché non risulterebbe indagato. Ha riferito di avere trovato nella neve il cellulare di Mattia e di avere bevuto e mangiato qualcosa con lui“.