A due anni dall’omicidio di Gianna Del Gaudio, gli inquirenti hanno chiesto il rinvio a giudizio per il marito Antonio Tizzani. Secondo la procura di Bergamo non ci sono dubbi: le sue contraddizioni e il Dna trovato sull’arma del delitto dimostrano che è stato lui a uccidere la moglie. L’uomo, dal canto suo, continua a dichiararsi innocente. Tizzani sarà davanti al gup Lucia Graziosi il prossimo 11 luglio. E’ quanto si apprende da Il Sussidiario. L’uomo sarà processato per l’omicidio della moglie, oltre che per i maltrattamenti nei confronti della donna. Inizierà così l’iter giudiziario che lo vede come unico indagato per la morte della professoressa di Seriate, assassinata nella notte tra il 26 e il 27 agosto 2016 nella sua villetta in piazzetta Madonna delle Nevi a Seriate.
Nell’ottica del pm, l’accusa di maltrattamenti rafforza quella di omicidio. Hanno peso anche le dichiarazioni del ferroviere in pensione – ai giornalisti, mai al pm – sul killer incapucciato che avrebbe sorpreso in casa la moglie, ma che nelle indagini non ha trovato riscontri. C’è invece il Dna dell’imputato sul cutter ritenuto l’arma del delitto, ma lui dice di non averlo mai visto. Una delle obiezioni della difesa è che nel sacchetto delle mozzarelle oltre al cutter è stato trovato anche un paio di guanti con un Dna ignoto. Quanto ai maltrattamenti, Tizzani raccontò – sempre ai giornalisti – che la moglie finì al pronto soccorso per degli incidenti. A processo per il delitto di Gianna Del Gaudio entrerebbero due testimonianze significative, quelle delle due vicine di casa che la notte del delitto sentirono un uomo e una donna discutere, lui a voce alta e lei più sommessa, poi solo lui urlare “Perché l’hai fatto?“. Ma questa frase non è stata mai chiara.
Gianna Del Gaudio, il figlio: “Papà non ha mai picchiato mamma”
A difendere Antonio dall’accusa di aver ucciso la moglie c’è tutta la sua famiglia. In particolare, a schierarsi fortemente dalla sua parte è il figlio minore Paolo. Il 32 enne si costituirà parte civile a processo. Al settimanale Giallo, il ragazzo dichiara: “Se davvero sono così convinti della colpevolezza di mio padre, perché non lo hanno arrestato? Forse perché in questa storia ci sono ancora troppi dubbi. Secondo noi gli inquirenti hanno deciso di seguire un’unica strada, senza valutare altre ipotesi. Io, che sono parte offesa, farò di tutto insieme ai nostri legali e consulenti per dimostrare la verità“.
A fare leva contro Tizzani è anche la testimonianza di un vicino. Il testimone ha infatti raccontato di aver sentito i due coniugi litigare fortemente la stessa sera dell’omicidio e subito dopo, di aver sentito l’urlo di una donna provenire da quella stessa casa. Per gli inquirenti, inoltre, il 70 enne aveva già più volte maltrattato la moglie nel corso degli anni. Nel fascicolo dell’inchiesta, come scrive Giallo, sono finiti anche i reperti medici che i responsabili del Pronto Soccorso avevano consegnato a Gianna dopo averla medicata per le ferite riportate. Il figlio Paolo nega anche questo: “Ogni tanto i miei litigavano, come tutti, ma non è vero che mio padre la picchiava“.