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Emanuela Orlandi, il fratello Pietro: “E’ un dovere cercarla viva”

Si è tenuto sabato 15 dicembre 2018, a Roma, il sit in organizzato dall’associazione Penelope. Una manifestazione voluta per chiedere verità e giustizia per le persone scomparse e le vittime di crimini impuniti. Presenti in piazza molti familiari che ancora aspettano notizie dei propri cari, fra questi anche Pietro Orlandi. Lo scorso ottobre, un misterioso ritrovamento di ossa sotto un pavimento della Nunziatura Apostolica, aveva riacceso i riflettori sul caso della sorella Emanuela. La cittadina vaticana, ricordiamo, scomparve nel giugno 1983 all’età di soli quindici anni. Pietro non si è mai arreso e combatte ancora per la verità sulla sua scomparsa. Nel mentre, anni di sciacallaggi, menzogne e numerose piste investigative che non hanno mai portato al ritrovamento della giovane. 

L’idea che Emanuela potesse essere morta e messa sotto una mattonella non era una cosa piacevole. Però è ovvio che quando è uscita la notizia c’era questa possibilità. Io l’ho sempre detto: finché non trovo il corpo di Emanuela per me è un dovere cercarla viva. Però se quelle ossa fossero state le sue ossa, saremmo arrivati ad un punto, brutto ma ad un punto.” afferma Pietro, intervistato da fanpage.it.

La onlus Penelope si batte da tempo perché venga raccolto il Dna di tutti i familiari delle persone scomparse, allo scopo di dare un nome ai tantissimi corpi non identificati che giacciono negli obitori italiani. Grazie alla comparazione del profilo genetico, infatti, molte famiglie hanno potuto identificare i loro cari e dare loro sepoltura, dando inizio al processo di elaborazione del lutto che a tutti i familairi degli scomparsi è negato. “Si sente parlare degli scomparsi come se fossero in un’altra dimensione” dichiara, a proposito, Pietro “quello che mi piacerebbe è che questo popolo non rimanga un popolo di vite sospese. Quello che possiamo fare noi, però, è solo questo: tenere alta l’attenzione“.

Roberta Bruzzone: “Su Emanuela Orlandi 35 anni di bugie”

La criminologa e psicologa forense Roberta Bruzzone dice la sua sulla scomparsa di Emanuela Orlandi. Le parole dell’esperta sono riportate sul settimanale Giallo. Il recente ritrovamento di ossa sotto un pavimento della Nunziatura Apostolica a Roma ha riacceso i riflettori sul caso. I primi accertamenti sui resti hanno però ormai escluso che possano appartenere alla quindicenne scomparsa nel 1983. “Non c’è pace per i familiari di Emanuela che da oltre 35 anni attendono invano la svolta finale. E ne hanno dovute affrontare di situazioni a dir poco dolorose…” esordisce la Bruzzone sulla sua rubrica.

“Nemmeno il più estremo e fantasioso dei romanzieri noir avrebbe saputo inanellare tutta la serie di presunti colpi di scena che questa vicenda ha raccolto in tutti questi anni. 35 anni di depistaggi, bugie, sciacallaggi vari, truffatori e presunti segreti inconfessabili” commenta la criminologa che poi conclude: “35 anni senza uno straccio di pista investigativa affidabile. 35 anni di silenzio da parte del Vaticano. E questo, di questa terribile vicenda, è a mio avviso il punto più dolente“.

 

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