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Gianna Del Gaudio, il figlio: “Papà non ha mai picchiato mamma”

A due anni dall’omicidio di Gianna Del Gaudio, la professoressa uccisa nella sua casa di Seriate, gli inquirenti hanno chiesto il rinvio a giudizio per il marito Antonio Tizzani. Secondo la procura di Bergamo non ci sono dubbi: le sue contraddizioni e il Dna trovato sull’arma del delitto dimostrano che è stato lui a uccidere la moglie. L’uomo, dal canto suo, continua a dichiararsi innocente. Il 70 enne è sempre stato l’unico indagato per il delitto della moglie. Ora, il pm Laura Cocucci ha chiesto ai giudici di rinviarlo a giudizio con l’accusa di omicidio volontario e maltrattamenti in famiglia. Tizzani potrebbe quindi essere presto processato.

A difendere Antonio dall’accusa di aver ucciso la moglie c’è tutta la sua famiglia. In particolare, a schierarsi fortemente dalla sua parte è il figlio minore Paolo. Il 32 enne si costituirà parte civile a processo. Al settimanale Giallo, il ragazzo dichiara: “Se davvero sono così convinti della colpevolezza di mio padre, perché non lo hanno arrestato? Forse perché in questa storia ci sono ancora troppi dubbi. Secondo noi gli inquirenti hanno deciso di seguire un’unica strada, senza valutare altre ipotesi. Io, che sono parte offesa, farò di tutto insieme ai nostri legali e consulenti per dimostrare la verità“.

A fare leva contro Tizzani è anche la testimonianza di un vicino. Il testimone ha infatti raccontato di aver sentito i due coniugi litigare fortemente la stessa sera dell’omicidio e subito dopo, di aver sentito l’urlo di una donna provenire da quella stessa casa. Per gli inquirenti, inoltre, il 70 enne aveva già più volte maltrattato la moglie nel corso degli anni. Nel fascicolo dell’inchiesta, come scrive Giallo, sono finiti anche i reperti medici che i responsabili del Pronto Soccorso avevano consegnato a Gianna dopo averla medicata per le ferite riportate. Il figlio Paolo nega anche questo: “Ogni tanto i miei litigavano, come tutti, ma non è vero che mio padre la picchiava“.

Antonio Tizzani: “Ho paura di finire come mia moglie”

E’ dello scorso agosto un una lunga intervista rilasciata da Antonio Tizzani a Il Giorno. Ecco di seguito riportate le sue dichiarazioni. 

Sono tranquillo. Come può essere tranquillo soltanto uno che sa di non avere commesso niente. Se anche ci dovesse essere un processo, lo affronterei così come sono adesso: sereno”.

“Io l’assassino di Gianna lo vorrei trovare. Non ho altra speranza. Se lo prendessero, morire sarebbe troppo facile: se fosse per me dovrebbe soffrire. Quella sera ero in me, ero cosciente. Mi hanno fatto tutte le analisi. E uno cosciente, normale, ammazza la moglie a coltellate, così, di punto in bianco? In questi giorni ho anche altri pensieri. Sono fuori casa ormai da un mese e mezzo, sono stato a Gabicce; sono tornato per quattro o cinque giorni, il tempo di lavarmi la biancheria. Da metà agosto sono qui da mio padre. Torno il 12 settembre. Da me va mio figlio a dar da mangiare ai pesci. Saranno cresciute le erbacce. Non vorrei che qualcuno pensasse a una casa disabitata e ne approfittasse per nasconderci qualcosa”.

 “Ogni tanto ci penso: ‘E se mi ammazzano pure a me?’ Sì, ho paura di fare la stessa fine di mia moglie. Però sarei pronto a cercare di difendermi. Dovrebbero spararmi nella schiena”. L’uomo aveva raccontato agli inquirenti di aver visto una figura incappucciata scappare quella sera mentre lui rientrava dal giardino. La telecamera della zona non ha però ripreso alcuna sagoma. 

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