Martina Rossi, fu omicidio: ecco perché non si è suicidata
Non è stato un suicidio e neppure un incidente la morte di Martina Rossi. Quest’ultima, studentessa 20 enne di Genova, precipitò dal sesto piano di un albergo di Palma di Maiorca il 3 agosto 2011. Da quel balcone Martina scivolò perché, terrorizzata, fuggiva da due ragazzi aretini che la volevano violentare e tentò un ultimo e disperato tentativo di mettersi in salvo raggiungendo un altro terrazzo.
Martina non aveva i pantaloni, aveva segni di percosse, era stata serenamente a ballare tutta la sera con il ragazzo che le piaceva. Nonostante questo, la polizia spagnola stabilì da subito che si era suicidata. Una cameriera disse di averla vista scavalcare la ringhiera. Era estate, l’albergo era pieno di turisti. E ci sono voluti 7 anni e 3 mesi per stabilire la verità del primo grado.
La sentenza
Venerdì 14 dicembre, il tribunale di Arezzo ha condannato Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi a sei anni di carcere. Tre per la morte in conseguenza di un altro reato e tre per tentata violenza sessuale di gruppo. Come scrive il Corriere della Sera, nella requisitoria il procuratore Roberto Rossi, che ha condotto indagini complesse con grande equilibrio e professionalità, aveva chiesto per i due imputati sette anni di reclusione. La difesa, invece, si era battuta per l’assoluzione ipotizzando il suicidio della ragazza colpita anni prima da una forma di depressione o quanto meno un incidente.
I due imputati non erano presenti in aula durante la sentenza. C’erano invece il padre e la madre della vittima che, commossi, hanno ringraziato il pubblico ministero e i giudici. “Questa sentenza non ci restituisce nostra figlia, una persone speciale, bella e allegra che qualcuno ha voluto raccontare come malata di nervi– ha detto Bruno, il padre di Martina – ma fa giustizia e rende un po’ più leggere le nostre sofferenze. Spero che qualcuno un giorno ci chieda scusa, abbia un po’ di morale”.
La perizia sul cadavere
I consulenti di parte hanno evidenziato come sul corpo di Martina Rossi siano presenti delle lesioni che avvalorano la tesi della Procura. Secondo la quale la studentessa genovese venne aggredita prima di precipitare dal balcone dell’hotel, dove soggiornava per le vacanze. Per i medici legali di parte civile sul corpo della studentessa genovese sono presenti lesioni e segni che non sono compatibili con l’ipotesi del suicidio.
I consulenti hanno dimostrato nel corso dell’udienza, tenutasi il 3 luglio scorso, attraverso foto molto crude, come alcuni segni sul corpo di Martina Rossi non siano compatibili con la caduta che la giovane ha fatto, né quindi con l’ipotesi di suicidio. Sul corpo della studentessa sono state trovate fratture al volto, graffi e una tumefazione alla spalla. Tali elementi hanno portato i consulenti di parte a ritenere che Martina sia stata ferita prima della caduta, avvalorando quindi la tesi della Procura, secondo cui la ventenne stava provando a sfuggire a un tentativo di violenza sessuale da parte di Luca Vanneschi e Alessandro Albertoni, i due ventisettenni di Castiglion Fibocchi, entrambi accusati di aver causato la morte di Martina Rossi come conseguenza di un altro reato.