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Delitto di Arce: ecco come è stata uccisa Serena Mollicone

Un cold case, fatto di depistaggi, errori giudiziari e tante incertezze. E’ stato questo il risultato di 17 anni di indagini sull’omicidio brutale di Serena Mollicone. La diciottenne venne trovata morta in un boschetto della Ciociaria con un sacchetto di plastica sulla testa, mani e piedi legati con scotch e fil di ferro, e una ferita vicino all’occhio. Del nastro adesivo le copriva la bocca: ciò ha causato la morte per asfissia dopo un lunga agonia. La giovane età della ragazza, l’assenza di un particolare movente, voci e dicerie di paese hanno fatto sì che non si potesse mai arrivare alla verità dei fatti. Il delitto di Arce non è mai stato chiarito nelle sue dinamiche.

La ragazza frequentava il liceo psico-pedagogico del paese in provincia di Frosinone e, secondo una delle tante versioni, si era recata in caserma per denunciare alcuni aspetti oscuri avvenuti in paese. Lo scorso ottobre, una svolta: la perizia effettuata dal Ris sulla salma di Serena e sul nastro adesivo con cui era stata legata e imbavagliata ha confermato che l’omicidio è avvenuto nella caserma dei carabinieri di Arce.

A rivelarlo la presenza delle polveri di legno e di muffe, entrambi presenti all’interno di quell’edificio. Ed è proprio lì che fu vista entrare per l’ultima volta in vita Serena. A registrare l’ingresso della 18 enne nella caserma fu il brigadiere Santino Tuzi. Quest’ultimo, mise in luce che la giovane, almeno fino alle ore 14 (in cui lui terminò il servizio) non era uscita. L’ipotesi, al momento, è che la giovane sia stata picchiata brutalmente e poi soffocata con il sacchetto di plastica messo in testa.  Dopo 17 anni di depistaggi e menzogne sembra quindi essere vicini alla verità.

Gli indagati

Al momento, ciò che è noto, è che ad essere indagati sono: l’ex comandante dei Carabinieri della stazione di Arce, Franco Mottola, sua moglie Anna, indagata per omicidio volontario ed occultamento di cadavere, il loro figlio Marco, denunciato dalla stessa Serena per spaccio; il maresciallo Vincenzo Quatrale, indagato oltre che per il reato di concorso in omicidio nei confronti di Serena Mollicone, anche per quello di istigazione al suicidio per il brigadiere Santino Tuzi; il maresciallo Francesco Suprano, indagato con l’accusa di favoreggiamento, in quanto avrebbe omesso di riferire agli inquirenti fatti e circostanze di rilevante importanza per le indagini.

Serena Mollicone, parla il padre: “Convinto dall’inizio che fosse stata uccisa in caserma”

Guglielmo Mollicone, il padre di Serena, dice la sua in un’intervista a TPI. L’uomo si dichiara “convinto sin dall’inizio” che la figlia sia stata uccisa in caserma. Secondo quanto sempre sostenuto da Guglielmo, Serena in quel 1 giugno si sarebbe recata in caserma per denunciare un giro di droga in paese. “La droga è la piaga del nostro paese, quindi, con otto ragazzi morti di overdose come faceva a non parlarne?” dice il padre di Serena.

Più volte, Guglielmo Mollicone ha ribadito come nel periodo della scomparsa della figlia ad Arce le cose non andavano bene. “C’era una caserma che non funzionava, c’era droga a non finire, c’era prostituzione, c’era un’amministrazione che pensava solo agli affari suoi, una chiesa che faceva il proprio affare ma non andava incontro ai giovani. Peggio di così non poteva essere in quel periodo. Nessuno interveniva per mettere un freno” ha detto il padre di Serena a TPI. Secondo Mollicone, la figlia sarebbe stata uccisa perché “si è permessa di andare in caserma per denunciare il figlio del maresciallo per spaccio“. L’uomo ha poi aggiunto: “Tutti lo sapevano, ma era una cosa che nessuno doveva denunciare. Lei ha avuto il coraggio di farlo e quindi lì è stata uccisa. Arce era il primo paese in Europa per ragazzi drogati nel 2001, dati della Prefettura”.

 

 

 

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