Mostro di Firenze: “La pista sarda è quella giusta”
Mentre sono in corso gli accertamenti sul proiettile trovato dopo 33 anni nel cuscino della tenda in cui dormivano le ultime due vittime del Mostro di Firenze, Davide Cannella, il consulente della difesa di Pietro Pacciani e Mario Vanni parla della cosiddetta “pista sarda” durante la trasmissione La storia oscura di Radio Cusano Campus.
“Questo recente ritrovamento – ha esordito Cannella – fa capire in che modo sono state condotte le indagini: alla carlona, è proprio il caso di dirlo. Perché ritrovare un’ogiva all’interno di un cuscino dopo 33 anni significa che troppe cose non hanno funzionato; significa che troppe cose sono state fatte male. Ricordo infatti che non sono mai state trovate impronte digitali. Non sono mai state trovate tracce di Dna dentro quella tenda che, invece, continua a parlare come parlano tutte le scene del crimine. Quindi è chiaro che la colpa è degli investigatori che non sono stati capaci di capirne il linguaggio, il significato“.
Tutto questo – aggiunge – fa il paio con la famosa pista sarda che gli inquirenti non hanno seguito a dovere. E invece è lì che va cercato il vero Mostro di Firenze. La famigerata Beretta calibro 22 uccise per la prima volta nel 1968 coinvolgendo appunto i sardi Stefano Mele e Salvatore Vinci, rispettivamente, marito e amante di Barbara Locci“.
Cannella: “Non ci sono dubbi: il mostro di Firenze è legato alla pista sarda”
“Non dimentichiamo che nei primi anni 80, dopo gli altri delitti del Mostro, qualcuno volle portare gli inquirenti sulla pista sarda con una lettera anonima. Segnalando appunto che la Beretta calibro 22 aveva già ucciso una coppia nel fiorentino nel ’68. Barbara Locci e un altro suo amante, Antonio Lo Bianco. Chi poteva sapere che la pistola protagonista dei delitti maniacali del Mostro di Firenze nel 1974 e nei primi anni 80, era la stessa che uccise nel 68? Evidentemente, qualcuno che sapeva chi l’aveva utilizzata, cioè chi ha sparato. Quindi, qualcuno che sapendo questo, per vendetta voleva mettere gli inquirenti sulla strada giusta per arrivare al Mostro di Firenze”
L’investigatore Davide Cannella giunge poi alle sue conclusioni. “Insomma diciamo che questa pistola ha transitato all’interno di una cerchia ristretta di persone, legate, lo ripeto, alla cosiddetta pista sarda. Non ci sono dubbi: il Mostro di Firenze è un personaggio legato alla pista sarda. Non a caso, proprio una persona di quella cerchia, recentemente, mi ha rivelato che la famosa pistola Beretta calibro 22 è stata fatta in mille pezzi e non la troveranno mai“.
Mostro di Firenze, dopo 33 anni la svolta: ecco il nuovo indizio
Dopo ben 33 anni potrebbe esserci una clamorosa svolta nell’inchiesta sul Mostro di Firenze. I carabinieri del Ros hanno estratto un proiettile rimasto dal 1985 in un cuscino trovato nella tenda da campeggio di Nadine Mauriot e Jean Michel Kraveichvili. Si tratta della coppia di giovani francesi, ultime vittime del mostro.
Il proiettile è stato ritrovato nel corso dei rilievi voluti dalla Procura di Firenze nell’inchiesta, coordinata dal pm Luca Turco, che vede indagati l’ex legionario Giampiero Vigilanti, 88 anni, insieme al medico Francesco Caccamo, 87 enne. Si tratterebbe di un colpo andato a vuoto o che avrebbe sfiorato i corpi di Nadine e Jean Michel. Gli inquirenti attendono adesso le perizie balistiche. Esperti al lavoro anche per evidenziare eventuali tracce organiche sull’ogiva tali da consentire un esame del Dna.
Per gli ultimi quattro duplici delitti seriali avvenuti nel Fiorentino vennero condannati, come complici di Pietro Pacciani, Mario Vanni e Giancarlo Lotti, i cosiddetti compagni di merende, entrambi deceduti.