Sono passati 8 anni dall’omicidio di Sarah Scazzi, la quindicenne di Avetrana uccisa il 26 agosto del 2010. Per la morte della ragazza sono condannate all’ergastolo la cugina, Sabrina Misseri, e la zia, Cosima Serrano. Nonostante la giustizia abbia messo la parola fine a questa vicenda, da qualche settimana il giornalista Francesco Bonazzi di Panorama sta portando avanti un’inchiesta sul caso. Dopo i dubbi relativi all’autopsia sul corpo della ragazza e il mistero delle feste al mare , Bonazzi parla ora di un’elevata assunzione di psicofarmaci da parte di Michele Misseri. Il contadino di Avetrana, ricordiamo, confessò inizialmente l’omicidio della ragazza per poi ritrattare ed accusare la figlia Sabrina. Misseri è noto per aver cambiato più volte versione e, alla fine del procedimento giudiziario, è stato condannato per occultamento e soppressione di cadavere.
“Misseri è un detenuto che ha pescato a piene mani dal carrello della felicità” scrive Bonazzi su Panorama, riferendosi alle medicine che vengono passate in carcere ai detenuti. “…Tanto da lamentarsene ai colloqui in carcere con l’altra figlia, Valentina, e con la moglie Cosima – dice il giornalista, riportando quanto emerso dagli atti del processo -. Tanto da implorare di non essere imbottito di psicofarmaci almeno alla vigilia degli interrogatori con il pubblico ministero. Tanto che, nonostante Misseri sia in isolamento, un compagno di detenzione si preoccupa del suo rimbambimento e lo descrive accuratamente su un quaderno”.
Il colloquio con Valentina
Il 25 ottobre 2010, per esempio, Michele incontra sua figlia Valentina. Sono passati dieci giorni dal fermo di Sabrina. Il colloquio è trascritto dai carabinieri e Valentina interroga suo padre. Ma pian piano, di fronte a un uomo che non ricorda nulla o sragiona, cerca di aiutarlo. Ed esce ben presto il motivo di tutta quella confusione mentale. Però, il fatto che tu non ti stai ricordando niente…, si spazientisce lei a un certo punto. E Michele si scusa: Non mi ricordo per il fatto dei farmaci… è normale. A Valentina, però, la cosa non sembra affatto normale e insiste: Ma perché ti danno questi farmaci?. E Michele dà la classica risposta del prigioniero, prima psichico e poi fisico: Me li devono dare per forza. Hanno detto che li devo prendere.
Anche nel colloquio intercettato il 22 ottobre 2010 Misseri dice alla figlia, che lo rimprovera di aver accusato Sabrina: “Io imbottito stavo! Erano dei farmaci per fare effetto la notte, ma la notte non hanno fatto proprio niente… hanno fatto effetto la mattina e pensa che un altro po’ prima di andare all’interrogatorio buttavano la porta a terra… Io non ci stavo capendo niente. Io non sapevo proprio cos’era“. C’è poi il diario di Clemente Di Crescenzo, compagno di cella di Zio Michele, che parla proprio della vicenda. Con Clemente, Misseri si è confidato, tanto che il detenuto scrive: “Si dispiaceva che Sabrina stava in carcere da innocente, perché lui aveva fatto quelle dichiarazioni solo perché confuso dagli psicofarmaci“.
Il movente dell’omicidio
Il movente dell’omicidio si celerebbe dietro l’amicizia tra le due cugine (Sarah e Sabrina) e Ivano Russo. I giudici della Suprema Corte di Cassazione, nella sentenza, hanno fatto riferimento al “al sentimento anomalo, vicino all’ossessione” che Sabrina aveva per Ivano Russo il quale aveva rifiutato “un rapporto sessuale” con la Misseri. L’episodio, venuto a conoscenza della cerchia di amici, era stato riferito da Sarah a sua madre e a suo fratello. Non solo la gelosia di Sabrina verso Sarah – con la quale Ivano intratteneva rapporti cordiali – ma anche il timore per il diffondersi di una cattiva reputazione nella congerie di sentimenti che armarono i propositi omicidi di madre e figlia.