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Massimo Bossetti, l’avvocato: “Dove sono i reperti dell’omicidio di Yara?”

Si torna a parlare dell’omicidio di Yara Gambirasio. Lo scorso 12 ottobre, la Corte di Cassazione, ultimo grado di giudizio, ha condannato all’ergastolo Massimo Bossetti. Per la giustizia è lui che quella maledetta sera del 26 novembre 2010 ha ucciso la ginnasta di Brembate di Sopra, provincia di Bergamo. E’ ora Claudio Salvagni, l’avvocato del muratore di Mapello, a dire la sua sulla vicenda. Il legale, sulle pagine del settimanale Oggi, lancia l’allarme per i reperti dell’omicidio. “Dove sono finiti i reperti che riguardano l’omicidio di Yara? Girano voci sulla loro possibile distruzione, che sono strane e inquietanti anche perché con Bossetti non è finita“. Nonostante il terzo grado di giudizio, infatti, Salvagni punta a una revisione del processo. “Noi cominciamo le nostre indagini difensive che ci porteranno alla richiesta di revisione del processo” afferma.

“Per le nostre indagini – spiega l’avvocato – ne abbiamo assolutamente bisogno. Dagli indumenti alle scarpe al materiale genetico alle intercettazioni a tutto ciò che Yara aveva nelle tasche o addosso“. Quei reperti, a detta di Salvagni, potranno diventare decisivi. “Perché il progresso nei laboratori scientifici è continuo. Quello che non può essere analizzato e scoperto oggi lo diventerà sicuramente fra un anno o due. La soluzione, dopo quasi 20 anni, del giallo della contessa uccisa all’Olgiata è una conferma” dice l’avvocato. Che la difesa del carpentiere bergamasco avesse intenzione di nuove azioni legali si sapeva già dopo la lettura della sentenza della Cassazione. “Non ci fermiamo qui. Si può fare ancora qualcosa. Leggeremo le motivazioni della sentenza e poi decideremo come muoverci. Valuteremo se ricorrere alla Corte Europea dei diritti dell’uomo” avevano dichiarato Salvagni e Paolo Camporini a seguito del verdetto.

Massimo Bossetti, nuova richiesta dal carcere

Il criminologo Ezio Denti, consulente della difesa di Massimo Bossetti, aveva riportato le dichiarazioni dell’uomo in una diretta a Pomeriggio Cinque. In compagnia di Marita Comi, la moglie del 48 enne detenuto, Denti aveva affermato: “Ciò che ci ha colpito di quello che ci ha detto è la rabbiaIo non l’ho mai visto così. Un’ora di colloquio, ha parlato sempre lui. Era quasi insopportabile per la rabbia che ha in corpo. Vuole lavorare e chiaramente il carcere di Bergamo non gli fa fare nulla. Questa è una delle condizioni più disastrose per una persona. Perché alzarsi la mattina e non fare nulla, è una noia. E’ stato chiesto il trasferimento nel carcere di Bollate, speriamo che venga accolto. Almeno può essere impegnato in altre attività”.

Massimo Bossetti dunque chiede di poter lavorare. A questo appello, se ne aggiunge subito un altro. Riportato sempre dal consulente Ezio Denti: “Noi cerchiamo delle responsabilità. Responsabilità che possono essere anche in capo a Massimo Bossetti,
perchè questo non lo sappiamo. Noi non c’eravamo. Chi sa, parli. Che ci dica qualcosa anche in forma anonima“.

Yara Gambirasio, parlano i genitori: “Giustizia è fatta. Ora vogliamo solo ricordare Yara in pace”

A pochi giorni dalla sentenza che ha condannato definitivamente Massimo Bossetti all’ergastolo, Fulvio Gambirasio e Maura Panarese, i genitori di Yara, lasciano le prime dichiarazioni. Le loro parole vengono affidate agli avvocati Andrea Pezzotta ed Enrico Pelillo e sono riportare sul settimanale Giallo. “Ora che giustizia è stata fatta, pretendiamo il silenzio. Vogliamo ricordare nostra figlia in santa pace. Siamo impegnati nell’associazione a lei dedicata, che abbiamo chiamato La passione di Yara. Ci dedichiamo a questa associazione, al lavoro e alla crescita degli altri nostri meravigliosi figli. Adesso, però, basta. Abbiamo diritto ad avere un po’ di silenzio”.

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