Cresce la preoccupazione per Giusy Pepi, la 39 enne scomparsa da Vittoria (RG) lo scorso 15 ottobre. Il marito Davide Avola ha fatto molteplici appelli in televisione. L’uomo ha raccontato retroscena cupi e dolorosi sul passato della donna, dicendosi convinto che quello di Giusy sia un allontanamento volontario. Probabilmente legato alle cattive frequentazioni che 20 anni fa stavano per portarla sulla cattiva strada. “Lei diceva sempre che non le piaceva questa vita, che voleva andarsene” dichiara Avola a Chi l’ha visto?. Negli ultimi giorni, però, alcuni testimoni hanno incolpato lo stesso Davide, accusandolo di picchiare la moglie e tenerla prigioniera in casa. Le amiche di Giusy lo smentiscono in toto, affermando che la 39 enne era una vittima ed è fuggita da una vita di prigionia e vessazioni a cui l’aveva costretta il marito. “Secondo me lei è andata via e non si vuole far ritrovare per paura che lui la trova. Lei è terrorizzata, lei lo descriveva come un mostro. Se lei non si fa sentire è solo per questo motivo: perchè ha paura” dichiara una persona, che ha scelto di restare anonima, a Chi l’ha visto.
E’ un quadro familiare drammatico quello descritto alle amiche da Giusy. “Non è vero che era un bravo papà, è una bugia. Era terrorizzata dai suoi maltrattamenti e lo sapevano tutti gli abitanti della zona. Lei era piena di lividi, voleva andare dalla polizia ma aveva paura di lui. Che lui la picchiava di nuovo. Non era neanche autorizzata ad uscire di casa, lui è un marito padrone” dice un’amica della donna. Avola, dal canto suo, continua a difendersi affermando che voleva solo proteggere la moglie da brutte situazioni del passato; Giusy aveva un carattere debole e lui aveva paura che qualcuno potesse approfittarsene. A Vittoria c’è anche chi è dalla sua parte, confermando che sia, in realtà, un papà modello. “Lei non faceva nulla. Lavava i panni e li stendeva, niente di più” dichiara un’amica della coppia.
Giusy Pepi: aveva un appuntamento importante il giorno dopo la scomparsa
Per il giorno seguente alla sua scomparsa, Giusy Pepi aveva fissato un appuntamento importante. La 39 enne di Vittoria (RG) avrebbe dovuto richiedere un certificato medico che avrebbe potuto permetterle – se accolta la richiesta – di percepire una piccola pensione di invalidità. Ad esercitare pressioni sulla donna, affinché richiedesse tale certificato, sarebbe stato il marito Davide Avola. Se a Giusy fosse stata riconosciuta una parziale infermità mentale, la donna avrebbe ottenuto un assegno mensile di 290 euro. L’immagine che negli ultimi giorni è trapelata sui media, stando alle parole del marito, è quella di una madre debole, fragile, facilmente influenzabile ed insicura. Ma alcuni testimoni affermano che, in realtà, Avola non è la persona che dichiara di essere. A queste illazioni, l’uomo ha così replicato: “Le persone dicono che io la tenevo prigioniera. Non è vero. Era lei stessa che non voleva uscire perché aveva paura delle persone del passato che poteva incontrare”.
“Soffriva dei maltrattamenti del marito. Mi diceva che la picchiava e la isolava. Che soffriva di fame, lei ed i suoi bambini. Lui era in giro a divertirsi, a mangiare con gli amici. Lei si lamentava che le mancava tutto a casa” dice un testimone alle telecamere di Chi l’ha visto?. Per quanto riguarda il certificato medico di infermità mentale, Avola ha spiegato: “Dovevamo fare la domanda. Lei era d’accordo”. Vero è che sia Giusy che Davide non hanno un lavoro e mandano avanti la famiglia grazie a dei sussidi elargiti dal comune. “Giusy non voleva accettare. Perché lei non è malata, non ha nessun problema mentale. Lui (il marito, ndr.) faceva di tutto per farla risultare così, per un suo scopo. Credo che questo sia stato determinante per farla andare via. Se le fosse stata riconosciuta la parziale infermità, avrebbe perso ogni diritto suoi suoi figli”.