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Pentito di mafia rivela: “Emanuela Orlandi è morta in un festino a base di sesso e droga”

Novità sconvolgenti nel caso della scomparsa di Emanuela Orlandi. Il pentito di mafia, Vincenzo Calcara ha rilasciato delle inquietanti dichiarazioni sulla sparizione della giovane di 15 anni, di cui si sono perse le tracce da ben 35 anni. Il ritrovamento di alcuni resti ossei nel palazzo della Nunziatura Apostolica di Roma, l’Ambasciata del Vaticano in Italia, ha riaperto il caso. Le ossa sono di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori? Biologi e genetisti sono a lavoro da giorni per riportare alla luce la verità sulle due ragazze ma per ora non si hanno notizie certe.

Emanuela Orlandi: le dichiarazioni scioccanti del pentito di mafia

Vincenzo Calcara, pentito di mafia, ha raccontato degli inquietanti retroscena della scomparsa di Emanuela Orlandi. L’ex mafioso, la cui fedina penale, è macchiata a vita da diversi ed atroci delitti ha scritto una lettera a Papa Francesco. Nella lettera, l’uomo spiega di sapere qualcosa di inedito sulla fine tragica che avrebbe fatto Emanuela.

“All’interno delle mura leonine, si nascondo dei diavoli. Emanuela Orlandi è stata adescata da quel bellissimo gruppo che faceva messe nere, riti satanici all’interno del Vaticano. Le ossa di Emanuela sono dentro al Vaticano, ma non solo quelle di Emanuela Orlandi. Lì sono state sacrificate delle ragazza scomparse in Italia, che non fanno notizia e di cui nessuno sa niente!”, queste le rivelazioni scioccanti del pentito Calcara. 

“Emanuela Orlandi, uccisa durante un rito satanico”

Vincenzo Calcara stupisce tutti e continua il suo racconto: “Emanuela è stata uccisa durante un rito satanico. Chi ha adescato Emanuela, è un uomo di Chiesa, ma non è era da solo. C’erano altri uomini. Tutti appartenenti alla Chiesa”. 

“Io ho portato della cocaina, che serviva esclusivamente per riti satanici, per le orge e per le messe nere”, Calcara infatti, negli anni ’80, pare fosse un tramite con la malavita, per portare all’interno del Vaticano, stupefacenti, destinati a festini con sesso anche con minorenni.

Emanuela Orlandi, il fratello: “I papi sanno cosa è successo a mia sorella”

Mentre proseguono gli accertamenti sulle ossa ritrovate nella sede della Nunziatura Apostolica di Via Po a Roma, a La Storia Oscura su Radio Cusano Campus, è stato approfondito nuovamente il mistero della scomparsa di Emanuela Orlandi. A dire la sua è stato Pietro, il fratello della giovane scomparsa nel 1983. Orlandi è sempre stato convinto che il Vaticano abbia nascosto qualcosa circa la vicenda della sorella.

Le dichiarazioni di Pietro Orlandi

In quest’ultimo caso ha voluto lanciare un appello a Papa Francesco e al Papa Emerito Benedetto XVI. “Una cosa è certa, Papa Francesco sa cosa è successo a Emanuela. Così come lo sa il Papa Emerito Benedetto XVI, così come lo sapeva Giovanni Paolo II. Il fatto stesso che Bergoglio, a inchiesta ancora aperta, mi abbia detto Emanuela sta in cielo vuol dire che sa che fine ha fatto Emanuela. Non a caso dopo che mi disse quella frase, il muro di omertà si è alzato ulteriormente. Non ho mai più ricevuto dal Papa una risposta, una spiegazione, un incontro nonostante le mie tante richieste avanzate al suo segretario. Evidentemente dopo 35 anni c’è ancora qualcosa che pesa tanto sull’immagine della Chiesa“. 

Pietro Orlandi ha poi voluto replicare a quanto recentemente dichiarato da monsignor Parolin. “Un altro aspetto abbastanza strano è che il Segretario di Stato Vaticano l’altro giorno ha escluso che quelle ossa possano essere di Emanuela. Come fa a dirlo se le analisi sono ancora in corso? Evidentemente, se ne ha parlato, c’è un certo interesse da parte della Chiesa. E’ invece difficile da digerire la frase di monsignor Parolin quando dice che in questi anni il Vaticano ha fatto il possibile per arrivare alla verità e che da parte della Santa Sede c’è sempre stata trasparenza. Mi auguro che queste parole del Segretario di Stato oggi siano veramente un segnale di cambiamento rispetto al passato. Che siano una presa di coscienza da parte della Chiesa per arrivare alla verità“. 

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