Giusy Versace, oltre ad essere entrata nel Parlamento italiano, ha pubblicato un nuovo libro per ragazzi dal titolo ‘WonderGiusy‘. Il sottotitolo spiega tutti gli intenti e il messaggio che vuole far passare: “Volare in alto, pensare in grande e guardare lontano”. Insomma, un incoraggiamento a non arrendersi e a dare sempre il meglio di sé. L’intervista che Velvet ha realizzato parte dal libro e arriva al centro dell’atleta e ballerina: l’importanza del sorriso, i suoi segreti per fare tutto e il grande cuore che riesce a mettere in ogni cosa.
WonderGiusy è una sorta di favola che vuole far capire che la disabilità non spegne i sogni, è corretto?
Sì, è una storia illustrata per approcciarsi con normalità prima di tutto al concetto di diversità, poi anche a quello di disabilità. La protagonista sono io, non è un personaggio inventato. L’idea mi è venuta quando, durante un allenamento in pista, ho sentito un bambino chiedere ad un altro dove fosse il telecomando per far funzionare così bene le me protesi. Mi ha fatto sorridere e ho voluto raccontare la mia storia in modo creativo, senza filtri, ma in una chiave per bambini.
Così sei diventata un supereroe!
Sì, sono WonderGiusy! Uso le gambe per volare, per portare avanti le missioni sorriso, per aiutare i bambini emarginati. Nel libro incontro Chris, che è finito sulla sedia a rotelle per un incidente. Poi c’è un cattivo: a Hater è capitata una sciagura, ha perso un braccio e per questo è viola dalla rabbia. Ciò lo porta a sabotare tutte le missione perché lui non sorride e quindi vuole che non sorrida più nessuno. In fondo però è meno cattivo di quanto sembri, più che altro è triste e soffre. Chris scoprirà quanti motivi ci sono per sorridere. Si tratta di un libro interattivo, con un look pieno di colore e alla fine lo spazio per gli appunti: così ognuno, se vuole, può scrivere cos’ha imparato.
Crede che piacerà anche ai grandi?
Penso di sì e ho avuto molte conferme. Da quando è uscito ho fatto diverse presentazioni. Chi lo ha fatto leggere mi ha detto che fa bene anche agli adulti. Anche perché ci sono degli spunti di riflessione anche per i grandi, come confermato da mamme e papà che lo hanno letto ai figli. Credo che arrivi anche agli adulti poiché spesso si hanno delle bende sugli occhi nei confronti dei bimbi: si vorrebbe sempre proteggerli dalle sofferenze ma bisogna essere allenati agli imprevisti, saper affrontare ciò che non possiamo prevedere.
Avevi mai pensato all’idea di scrivere un libro illustrato come questo, in passato?
Qualche anno fa ho pubblicato “Con la testa e con il cuore di va ovunque”: i bambini si sono appassionati alla mia storia, così ho sempre voluto tradurlo nella loro lingua. È stato difficile perché si tratta di un libro forte nel quale parlo del mio incidente, della paura, del sangue, della frustrazione che ho provato ma anche cose belle che ho tirato fuori. L’idea c’era, però stavo pensando alla formula, alla chiave. È stato per 2 anni nel cassetto, poi sono riuscita a scriverlo.
L’importanza del sorriso: è questo l’insegnamento che cerchi di dare?
Sicuramente, il sorriso è l’arma più potente. WonderGiusy lo usa per combattere, quando ricorre allo scudo-sorriso. L’idea è proprio quella. Lo spiego anche nelle prime pagine, dove ringrazio i “bambini che mi hanno dedicato un sorriso”.
Ricapitolando: sei un’atleta, una ballerina, una scrittrice, una conduttrice, ora anche una deputata: dicci il tuo segreto per fare tutto!
Sono la disperazione della mia famiglia, soprattutto di mio fratello che vive con me e che sopporta i miei orari impossibili. La verità è che ho una tremenda voglia di vivere, mi sento come un’assetata nel deserto. Cerco di fare tutto ciò che mi regala energia e mi metto al servizio degli altri perché vorrei contagiare chi mi sta intorno. Mi dedico a tutto ciò che mi appassiona, che mi dà soddisfazione. La stanchezza diventa quasi un dettaglio. Certo, faccio fatica ad organizzarmi. A stento programmo la settimana! Alcune cose le ho dovute congelare, soprattutto per le elezioni al Parlamento.
Parlaci di questa nuova avventura politica.
È stata una scelta che mi è costata tanto, ma sono abituata a vedere il lato positivo delle cose e quindi l’ho visto anche dietro a questa opportunità. Mi sono presa degli insulti, come accade sempre quando ti leghi ad uno schieramento politico, ma ci sono anche state delle persone che mi hanno incoraggiata dicendomi “So chi sei, c’è bisogno di gente come te”. Il mio desiderio è quello di prestare la voce a chi non ce l’ha. Ho iniziato a scrivere WonderGiusy prima di accettare la candidatura, così poi mi sono ritrovata in corsa a scriverlo di notte. In Parlamento ho già portato una proposta di legge cui tengo molto: l’aggiornamento dei Lea per il Sistema Sanitario, con ausili propedeutici per lo sport. Tutti devono avere accesso allo sport perché è una grande possibilità sia come terapia che come strategia di inclusione sociale. Oggi non ci sono per tutti e gli ausili sono costosi. La mia Onlus (Disabili No Limits, ndr) si impegna molto per promuovere lo sport e regalare questa opportunità a chi non se la può permettere. Per questo progetto ho avuto adesioni anche da altri schieramenti, in fondo è una questione di buon senso: rapportarsi con se stessi, incontrare gli altri, sono valori importanti. Io sono una privilegiata perché posso contare sull’attenzione mediatica, così mi presto agli altri. È questo il motivo che mi spinge, o almeno ci provo.
Al Festival dello sport di Trento hai parlato degli inizi della tua carriera sportiva. Dopo l’incidente è stato importante buttarsi nell’atletica: è ancora così?
La magia dello sport l’ho testata negli anni, per caso. Io mi sono approcciata tardi, nel 2010 (a 5 anni dall’incidente) ed è difficile buttarsi nello sport agonistico in questo modo. Ero consapevole di quello che stavo facendo, è stata una scommessa, una curiosità. Ho voluto provare anche di fronte a chi diceva ‘Lascia perdere’, oppure ‘Non lo facevi prima, perché lo dovresti fare adesso’. Mi hanno scoraggiata ma da brava calabrese testarda ho deciso di correre per ripicca, per dare uno schiaffo morale. Non avevo messo in conto, però, che mi sarebbe piaciuto così tanto! Mi sono innamorata della corsa quando ho perso le gambe, il che è un paradosso. La prima volta che ho corso mi sono emozionata, ho pianto dalla gioia: mi sono sentita viva, libera, potevo andare a prendermi il mondo. Poi sono arrivati dei successi incredibili: 2 medaglie agli Europei, correre alle finali olimpiche, sono stata la prima atleta a correre con una doppia amputazione. Dopo di me ne sono venute altre, sono stata un esempio per loro. Ho una grande fede, per questo mi viene da dire “Grazie Dio, c’era un motivo se ho perso le gambe”. Nonostante tutto quello che ho passato mi sono messa a disposizione degli altri, il mio esempio ha generato positività nelle persone, che hanno preso spunto. Questo mi aiuta a dare un senso a tutto ciò che è successo, a ciò che faccio.
Photo credits Giusy Versace