I tre indagati per la morte di Desirée Mariottini, hanno chiesto al tribunale del Riesame di essere scarcerati. I legali dei tre arrestati hanno presentato istanza al giudice per la revoca o la sostituzione delle misure cautelari per i loro assistiti. Nei prossimi giorni verrà fissata l’udienza, forse già entro la fine di questa settimana. Mamadou Gara, 27 anni, Brian Minteh, 43 anni, e Chima Alinno, 46 anni, sono accusati dei reati di omicidio, violenza sessuale e cessione di stupefacenti. Secondo il giudice gli indagati hanno agito “con pervicacia, crudeltà e disinvoltura” mostrando una “elevatissima pericolosità e non avendo avuto alcuna remora“.
Inoltre si legge nel documento che i fermati “Dapprima hanno somministrato alla ragazza il mix di droghe e sostanze perfettamente consapevoli del fatto che fossero potenzialmente letali per abusarne. Poi ne hanno abusato lungamente e ripetutamente. Infine l’hanno lasciata abbandonata a se stessa senza adeguati soccorsi, nonostante l’evidente e progressivo peggiorare del suo stato. Fino ad impedire ad alcuni dei presenti di chiamare i soccorsi per aiutarla”. Per il ghanese Yusi Salia, detenuto a Foggia, la Procura di Roma dopo la convalida del fermo del giudice pugliese dovrà a breve rinnovare al giudice della Capitale competente la richiesta di misura cautelare. I pubblici ministeri contestano, a seconda delle singole posizioni, gli stessi reati degli altri tre indagati.
Stando a quanto emerso dagli esami tossicologici, nel corpo della ragazza sono state rilevate tracce di diverse sostanze stupefacenti: cannabis, cocaina, eroina, alcolici e psicofarmaci. A detta degli inquirenti, a Desirée queste sostanze sarebbero state somministrate esattamente con lo scopo di stordirla e quindi di poter abusare di lei. Un mix di alcol e droghe che poi avrebbe provocato la morte della sedicenne. Per il momento nessuno dei quattro indagati ha ammesso di avere responsabilità nella morte della giovane di Cisterna di Latina. Le indagini proseguono e si attendono ulteriori dettagli dai risultati degli esami approfonditi sul corpo della ragazza.
“Avevo provato a strapparla a quel giro di droga e tossici già due, tre mesi fa”, queste le parole di Gianluca Zuncheddu riportate su Il Messaggero. L’uomo venne arrestato nel 2002 nell’operazione Bassotti perché ritenuto uno dei capi-bastone dello spaccio a Latina. Il 38 enne è il padre di Desirée Mariottini, la sedicenne stuprata e lasciata morire dal branco di pusher nel quartiere di San Lorenzo a Roma. “Mi sono sempre interessato del mantenimento di mia figlia pur non avendola riconosciuta alla sua nascita”. Così si sfoga l’uomo che racconta di come Desirée fosse “cambiata” all’improvviso. Di come la ragazza prima avesse regolarmente frequentato la scuola media “senza alcun tipo di problema” e come poi i guai fossero iniziati alle superiori.
Zuncheddu racconta poi della madre della 16 enne. Era stata lei a raccontargli, per prima, la paura che Desirée fosse finita in un brutto giro. “La madre mi disse di avere trovato in casa residui di carta stagnola bruciata, probabilmente utilizzata per inalare o sciogliere la droga. Io stesso una volta tornando sempre alle autolinee di Latina avevo visto Desirée avvicinarsi a un cittadino di colore probabilmente per acquistare droga: in quella occasione mia figlia stringeva in mano 15 euro. Allora riuscii a portarla via con la forza“.
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