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Emanuela Orlandi, le dichiarazioni scioccanti di Vittorio Feltri

Da qualche giorno è tornato d’attualità uno dei più grandi misteri della cronaca nera italiana: la scomparsa di Emanuela Orlandi, avvenuta ben 35 anni fa. Questo dopo il clamoroso ritrovamento di ossa sotto i pavimenti della Nunziatura Apostolica di Roma. Ritrovamento che qualcuno ha associato subito alla vicenda della cittadina vaticana, scomparsa nel 1983. Per sapere a chi appartengano le ossa, però, bisognerà aspettare ancora qualche giorno. 

Quello di cui si è a conoscenza, per ora, è che molto probabilmente si tratta delle ossa di una donna, dal corpo minuto e di bassa statura. Inoltre, pare che le indagini si stiano concentrando sull’arcata dentale. L’attenzione degli inquirenti, da un primo esame esterno, si è soffermata infatti sulla presenza di un dente, probabilmente un molare, che potrebbe essere quello del giudizio e ciò porterebbe ad escludere si tratti di un bambino. Sulla vicenda è intervenuto intanto il direttore del quotidiano Libero, il noto giornalista Vittorio Feltri, che si dice molto scettico in merito ad una svolta per il caso di Emanuela.

Le parole di Vittorio Feltri

“Qualora si venisse a sapere che lo scheletro è il suo, il giallo non sarebbe comunque risolto. Il recupero di un cadavere non dice chi sia l’eventuale assassino. Né può costituire la base di partenza per indagini che portino a comprendere cosa sia avvenuto e chi ne sia il responsabile. Questo per dire che Emanuela non avrà in ogni caso giustizia. Chiunque l’abbia ammazzata non sarà preso e processato perché è trascorso troppo tempo dall’epoca del delitto e chi lo ha commesso ha avuto facoltà di nascondere la mano omicida in forma perfetta” scrive Feltri. 

Il direttore di Libero poi conclude: “Rimane l’atroce sospetto che la giovane sia stata sacrificata da un prelato, cioè da una persona che viveva e frequentava lo Stato della Chiesa, lasciandosi andare a un istinto sessuale che definire schifoso è poco. Mi auguro che la presente ricostruzione sia sbagliata, ma non me ne viene in mente una più convincente. In effetti gli uomini, con o senza abito talare, sono purtroppo tutti uguali e capaci di dare il peggio di sé“.

Pietro Orlandi : “Trattativa col Vaticano per la verità su Emanuela. Poi il silenzio”

“Il 2012 fu segnato da un fatto rilevante. In quel periodo si parlava dell’apertura della tomba di De Pedis a Sant’Apollinare e l’allora Procuratore della Repubblica, Capaldo, dopo essere stato contattato dal Vaticano, si recò ad incontrare un autorevole prelato per una sorta di trattativa sul caso Orlandi”. Parla così, Pietro Orlandi, il fratello di Emanuela, al Messaggero pochi giorni dopo il misterioso ritrovamento di alcune ossa nella Nunziatura di Via Po 27 a Roma. 

Mentre la procura acquisisce i documenti delle ristrutturazioni e la Squadra mobile interroga gli ex dipendenti della Nunziatura (inclusa l’ex custode, Anna Mascia), Pietro Orlandi ricorda che sei anni fa “un alto prelato chiese un’inchiesta morbida” al procuratore di allora Capaldo sul caso della rimozione della salma di De Pedis. In cambio avrebbe fornito “notizie e carte ai magistrati su mia sorella”. Il procuratore allora chiese carte “che aiutassero a dare risposte ma successe una cosa inquietante: nessuno si fece più sentire“.

Dice di non sapere di quale prelato si trattasse, ma che fu lo stesso Capaldo a parlargliene, ed era “qualcuno al vertice”. Il fratello di Emanuela si dice poi convinto che ci siano carte conservate in qualche archivio perché “Paoletto“, il maggiordomo di Benedetto XVI finito in carcere perché trafugava documenti gli aveva detto di “avere visto su una scrivania un dossier spillato con su scritto: Rapporto Emanuela Orlandi“. Per Orlandi, in Vaticano, “il nome di Emanuela è ancora un tabù“. A proposito dice: “La cappa di silenzio va avanti da 35 anni. La mia famiglia non è mai stata ricevuta né da Benedetto XVI, né da Papa Francesco. Solo mia mamma ha potuto avere un incontro veloce con Francesco, ma da sola, senza nessun altro”.

 

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