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Emanuela Orlandi, ultime notizie: indizi da un dente del giudizio

Stanno emergendo i primi indizi sulle ossa ritrovate sotto i pavimenti della Nunziatura Apostolica a Roma. Stando a quanto riporta l’Ansa, le indagini si starebbero concentrando in particolare sull’arcata dentale. L’attenzione degli inquirenti, da un primo esame esterno, si è soffermata infatti sulla presenza di un dente, probabilmente un molare, che potrebbe essere quello del giudizio e ciò porterebbe ad escludere si tratti di un bambino.

Questo perché  il dente del giudizio spunta solamente verso la fine dell’adolescenza o ancora più tardi. Anche su questo aspetto, però, dovranno essere effettuati ulteriori accertamenti. Dunque, essendo già verificato che si tratta di ossa femminili, probabilmente di due donne diverse, la pista verso il riconoscimento di Emanuela Orlandi, Mirella Gregori o la moglie del custode che qui viveva negli anni 60, potrebbe essere confermata. Altre indiscrezioni parlano poi di ossa relative ad un corpo minuto e di bassa statura. Non è escluso dunque che possa trattarsi di un’adolescente.

La pista della moglie del custode

L’uomo, come riporta Il Corriere della Sera, ebbe numerosi litigi con sua moglie, fino a quando quest’ultima sparì in circostanze mai chiarite. Un rapporto tormentato e molto “rumoroso”, di cui erano a conoscenza i dipendenti del palazzo. Quest’ultimo ricevuto come donazione dal Vaticano nel 1949 e adibito a Nunziatura nel 1959. Fino a che, dall’oggi al domani, la moglie del guardiano di Villa Giorgina non si è più vista né in servizio né nell’appartamento dei misteri. “Se ne è andata all’improvviso, mi ha lasciato, non andavamo d’accordo“, sono le parole attribuite all’allora dipendente della Nunziatura, poi diventate quasi leggenda, con il passare dei decenni. Quasi a voler spazzare via dubbi sulla scomparsa della consorte

 Pietro Orlandi : “Trattativa col Vaticano per la verità su Emanuela. Poi il silenzio”

“Il 2012 fu segnato da un fatto rilevante. In quel periodo si parlava dell’apertura della tomba di De Pedis a Sant’Apollinare e l’allora Procuratore della Repubblica, Capaldo, dopo essere stato contattato dal Vaticano, si recò ad incontrare un autorevole prelato per una sorta di trattativa sul caso Orlandi”. Parla così, Pietro Orlandi, il fratello di Emanuela, al Messaggero pochi giorni dopo il misterioso ritrovamento di alcune ossa nella Nunziatura di Via Po 27 a Roma. 

Mentre la procura acquisisce i documenti delle ristrutturazioni e la Squadra mobile interroga gli ex dipendenti della Nunziatura (inclusa l’ex custode, Anna Mascia), Pietro Orlandi ricorda che sei anni fa “un alto prelato chiese un’inchiesta morbida” al procuratore di allora Capaldo sul caso della rimozione della salma di De Pedis. In cambio avrebbe fornito “notizie e carte ai magistrati su mia sorella”. Il procuratore allora chiese carte “che aiutassero a dare risposte ma successe una cosa inquietante: nessuno si fece più sentire“.

Dice di non sapere di quale prelato si trattasse, ma che fu lo stesso Capaldo a parlargliene, ed era “qualcuno al vertice”. Il fratello di Emanuela si dice poi convinto che ci siano carte conservate in qualche archivio perché “Paoletto“, il maggiordomo di Benedetto XVI finito in carcere perché trafugava documenti gli aveva detto di “avere visto su una scrivania un dossier spillato con su scritto: Rapporto Emanuela Orlandi“. Per Orlandi, in Vaticano, “il nome di Emanuela è ancora un tabù“. A proposito dice: “La cappa di silenzio va avanti da 35 anni. La mia famiglia non è mai stata ricevuta né da Benedetto XVI, né da Papa Francesco. Solo mia mamma ha potuto avere un incontro veloce con Francesco, ma da sola, senza nessun altro”.

 

 

 

 

 

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