Vento, pioggia e decine di alberi caduti. Roma è in ginocchio ma l’emergenza non è solo climatica. E’ anche politica. Nel 2014 Virginia Raggi, ricorda il Tempo, diceva che era “inaccettabile” che il sindaco Ignazio Marino avesse chiuso una strada per il crollo di un pino. Sono passati quattro anni dall’alluvione (e fu davvero alluvione) e oggi ci ritroviamo la Raggi sindaco che chiude le scuole per una allerta arancione mettendo in crisi migliaia di famiglie costrette a soluzioni lampo per tenere i bambini a casa. La città insomma è al collasso e il clima in Campidoglio è di emergenza. La sentenza del 10 novembre è attesa come uno spartiacque. In caso di condanna la Raggi si dimetterà. Ma in molti stanno pensando di staccare comunque la spina.
L’attuale sindaco di Roma scriveva inoltre: «Quello che è inaccettabile è che l’Ufficio Giardini non abbia fondi e non possa svolgere la sua attività. Quello che è inaccettabile è che un Sindaco si preoccupi della temporanea chiusura dei Fori e non del fatto che le alberature pericolanti siano una minaccia per tutta la città». Quasi quattro anni dopo è la sindaca pentastellata a trovarsi nella medesima, se non più grave, situazione.
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