
“Avevo provato a strapparla a quel giro di droga e tossici già due, tre mesi fa”, queste le parole di Gianluca Zuncheddu riportate su Il Messaggero. L’uomo venne arrestato nel 2002 nell’operazione Bassotti perché ritenuto uno dei capi-bastone dello spaccio a Latina. Il 38 enne è il padre di Desirée Mariottini, la sedicenne stuprata e lasciata morire dal branco di pusher nel quartiere di San Lorenzo a Roma. “Mi sono sempre interessato del mantenimento di mia figlia pur non avendola riconosciuta alla sua nascita”. Così si sfoga l’uomo che racconta di come Desirée fosse “cambiata” all’improvviso. Di come la ragazza prima avesse regolarmente frequentato la scuola media “senza alcun tipo di problema” e come poi i guai fossero iniziati alle superiori.
Le parole del padre di Desirée
Il padre spiega come dopo il primo anno all’Istituto agrario di Latina, la ragazza aveva cambiato totalmente il suo comportamento in famiglia e le sue abitudini di vita, tanto da lasciare gli studi dopo essere stata bocciata. “Durante la sua frequenza a scuola sono venuto a sapere che Desirée incontrava dei cittadini stranieri nella zona delle autolinee di Latina, luogo abituale di ritrovo per tossicodipendenti e spacciatori“. E’ stato da questo momento che Zuncheddu si è deciso ad allontanare la ragazza da quell’ambiente, da lui conosciuto fin troppo bene.
“Due o tre mesi fa sono andato lì per vedere coi miei occhi chi frequentava mia figlia e per due volte l’ho trovata in compagnia di coetanei intenti a bivaccare e, in una di queste, l’ho sorpresa con una bottiglia di vino”. In questa circostanza, l’uomo aveva provato a portarla via, togliendole la bottiglia dalle mani. Ma il resto del gruppo gli era andato incontro per riprendersi Desirée. Ne nasce un’accesa discussione: “Rompevo la bottiglia di vino per difendermi da quei giovani che forse erano tre o quattro”.
Zuncheddu racconta poi della madre della 16 enne. Era stata lei a raccontargli, per prima, la paura che Desirée fosse finita in un brutto giro. “La madre mi disse di avere trovato in casa residui di carta stagnola bruciata, probabilmente utilizzata per inalare o sciogliere la droga. Io stesso una volta tornando sempre alle autolinee di Latina avevo visto Desirée avvicinarsi a un cittadino di colore probabilmente per acquistare droga: in quella occasione mia figlia stringeva in mano 15 euro. Allora riuscii a portarla via con la forza“.
Desirée Mariottini, i killer: “Meglio lei morta che noi in galera”
L’indagine per la morte di Desirée Mariottini, la 16 enne ritrovata senza vita nel quartiere San Lorenzo a Roma, prosegue senza sosta. La vicenda si arricchisce ogni giorno di particolari inquietanti. Come riportato da Il Corriere della Sera, le forze dell’ordine stanno attualmente ricercando almeno altre tre persone, due stranieri (attualmente in fuga), che potrebbero aver partecipato allo stupro, e un italiano, tale Marco, che sarebbe colui che riforniva il gruppo di pasticche.
Hanno impedito i soccorsi
Ad emergere è poi un altro tremendo retroscena. Pare infatti che la giovane si sarebbe potuta salvare. Mentre era ormai incosciente, infatti, stordita da un miscuglio di droghe e psicofarmaci, i suoi aguzzini hanno impedito i soccorsi. “Meglio lei morta che noi in galera“, hanno gridato a chi voleva aiutarla. Tra loro anche tre donne, un’italiana e due straniere che frequentavano abitualmente il palazzo occupato di San Lorenzo. Le loro testimonianze, così come quelle degli altri pusher e tossici che trascorrono le giornate in quel luogo infernale, ricostruiscono quanto accaduto tra il 17 e il 19 ottobre. Dimostrano, inoltre, che l’indagine non è affatto chiusa.