Caso Desirée Mariottini: proprio nel giorno dell’ultimo saluto alla 16 enne di Cisterna di Latina, i carabinieri sono sulle tracce di un altro uomo, un italiano (sembra) che va ad aggiungersi già agli arrestati, tutti senegalesi di cui si è notificato il fermo. Nuove rivelazioni vengono fuori dagli stessi arrestati, i quali sì sarebbero i colpevoli del mix letale che ha portato alla morte la giovane, ma il Re dei pusher dal quale tutti gli africani si rifornivano sarebbe uno dei grandi ricercati.
Mentre si attendono gli esami del DNA sulla ragazza, vengo fuori novità importanti. Sono in corso importanti indagini anche sulla rete dei pusher che riforniva gli immigrati coinvolti nella morte della sedicenne. Gli investigatori infatti stanno effettuando nuove verifiche per stabilire da dove arriverebbe la droga e non è escluso che ci possa essere anche qualche italiano nella rete incriminata e che monopolizza Via dei Lucani, nel quartiere San Lorenzo. Inoltre, le nuove indagini sarebbero rivolte anche a chi si trovava in quel maledetto edificio quella tremenda notte. Alcuni testimoni avrebbero dichiarato di aver visto la ragazza morente e di averla aiutata, ma le voci che circolano nel quartiere parlano di totale omertà. Nessuno, in realtà, si sarebbe preso la briga di chiamare i soccorsi ed erano tante le persone che proprio quella notte l’hanno vista.
Desirée Mariottini, il padre: “Avevo provato a salvarla dal giro di droga…”
“Avevo provato a strapparla a quel giro di droga e tossici già due, tre mesi fa”, queste le parole di Gianluca Zuncheddu riportate su Il Messaggero. L’uomo venne arrestato nel 2002 nell’operazione Bassotti perché ritenuto uno dei capi-bastone dello spaccio a Latina. Il 38 enne è il padre di Desirée Mariottini, la sedicenne stuprata e lasciata morire dal branco di pusher nel quartiere di San Lorenzo a Roma. “Mi sono sempre interessato del mantenimento di mia figlia pur non avendola riconosciuta alla sua nascita”. Così si sfoga l’uomo che racconta di come Desirée fosse “cambiata” all’improvviso. Di come la ragazza prima avesse regolarmente frequentato la scuola media “senza alcun tipo di problema” e come poi i guai fossero iniziati alle superiori.
Le parole del padre di Desirée
Il padre spiega come dopo il primo anno all’Istituto agrario di Latina, la ragazza aveva cambiato totalmente il suo comportamento. Un cambiamento così repentino che Desirée aveva modificato il suo stile di vita e lasciato la scuola. “Durante la sua frequenza a scuola sono venuto a sapere che Desirée incontrava dei cittadini stranieri nella zona delle autolinee di Latina. Questo è il luogo abituale di ritrovo per tossicodipendenti e spacciatori“. E’ stato da questo momento che Zuncheddu si è deciso ad allontanare la ragazza da quell’ambiente, da lui conosciuto fin troppo bene.
“Due o tre mesi fa sono andato lì per vedere coi miei occhi chi frequentava mia figlia e per due volte l’ho trovata in compagnia di coetanei intenti a bivaccare e, in una di queste, l’ho sorpresa con una bottiglia di vino”. In questa circostanza, l’uomo aveva provato a portarla via, togliendole la bottiglia dalle mani. Ma il resto del gruppo gli era andato incontro per riprendersi Desirée. Ne nasce un’accesa discussione: “Rompevo la bottiglia di vino per difendermi da quei giovani che forse erano tre o quattro”.
Zuncheddu racconta poi della madre della 16 enne. Era stata lei a raccontargli, per prima, la paura che Desirée fosse finita in un brutto giro. “La madre mi disse di avere trovato in casa residui di carta stagnola bruciata, probabilmente utilizzata per inalare o sciogliere la droga. Io stesso una volta tornando sempre alle autolinee di Latina avevo visto Desirée avvicinarsi a un cittadino di colore probabilmente per acquistare droga: in quella occasione mia figlia stringeva in mano 15 euro. Allora riuscii a portarla via con la forza“.