
l 13 giugno del 2014 un grave incidente stradale cambia la vita di Fabiano Antoniani, all’epoca 37 anni, conosciuto nel mondo delle discoteche di Milano come Dj Fabo. In seguito all’incidente, subisce lesioni al midollo spinale e a due vertebre cervicali. Fabiani diventa cieco e tetraplegico: non può muovere braccia e gambe, viene nutrito con un sondino e respira grazie a un ventilatore. Da quel momento è costretto a letto, immobilizzato e completamente dipendente dai farmaci e dagli antidolorifici, sperimentando diverse terapie ma senza risultati.
L’appello – Nel gennaio del 2017 Dj Fabo registra un video-appello destinato al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Chiede “di poter porre fine a una vita che non ho scelto, immobilizzato in una lunga notte senza fine. Vorrei poter scegliere di morire, ma senza soffrire”. L’uomo, infatti, vorrebbe poter mettere in pratica l’eutanasia, che in Italia non è legale. Con l’aiuto della sua fidanzata Valeria Imbrogno, cercando informazioni sul suicidio assistito, entra in contatto con l’associazione Luca Coscioni e con il radicale Marco Cappato, che hanno depositato in Parlamento già nel 2013 una legge sull’eutanasia, rimasta bloccata.
Il dibattito – La richiesta di Fabiano Antonioni riapre il dibattito politico sulla legge sul fine vita. Dal Quirinale – nonostante contatti con Cappato – non arriva risposta. Dj Fabo, a febbraio, registra un nuovo appello, rivolto al Parlamento: “Eutanasia, il terzo appello di Fabiano Antoniani, Dj di Milano
„E’ veramente una vergogna che nessuno dei parlamentari abbia il coraggio di mettere la faccia per una legge che è dedicata alle persone che soffrono, e non possono morire a casa propria, e che devono andare negli altri Paesi per godere di una legge che potrebbe esserci anche in Italia””.
La decisione – Davanti alla sostanziale stasi nel dibattito politico, con la legge sull’eutanasia ancora rinviata. Dj Fabo annuncia a febbraio di aver deciso di andare in Svizzera, dove l’eutanasia è legale, per mettere fine alla sua vita. Fa ancora disperati appelli, perché, spiega “voglio morire nel mio Paese”.
Il viaggio – Ad accompagnare Dj Fabo in Svizzera, in auto, è Marco Cappato. Il viaggio avviene il 26 febbraio: a Zurigo, nella clinica dell’associazione Dignitas, ad attendere Fabiano Antoniani, ci sono i suoi familiari e amici più stretti. Sul suo profilo Twitter: “Sono finalmente arrivato in Svizzera, e ci sono arrivato purtroppo con le mie forze e non con l’aiuto dello Stato. Volevo ringraziare una persona che ha potuto sollevarmi da questo inferno di dolore, di dolore, di dolore. Questa persona si chiama Marco Cappato e la ringrazierò fino alla morte”.
La morte – Dopo una visita medica e psicologica, che serve per confermare le sue condizioni di salute irreversibili e la sua volontà di morire – Dj Fabo si sottopone alla procedura del suicidio assistito. Sempre sui social, è Cappato a dare l’annuncio: “Alle 11,40 se ne è andato con le regole di un Paese che non è il suo”. E racconta gli ultimi attimi di vita di Antoniani: “Dj Fabo ha morso un pulsante per attivare l’immissione del farmaco letale: era molto in ansia perché temeva, non vedendo il pulsante essendo cieco, di non riuscirci. Poi però ha anche scherzato”.
L’autodenuncia – Come già aveva annunciato in Svizzera, Marco Cappato torna in Italia e va in una caserma dei carabinieri a Milano ad autodenunciarsi. Il mio obiettivo è portare lo Stato a un’assunzione di responsabilità di fronte alle non-risposte alle persone malate terminali, uomini e donne che hanno un problema: non si vedono”. E aggiunge: “Ho precisato ai carabinieri che stiamo aiutando altre persone, due persone in particolare hanno già un appuntamento in Svizzera e noi le aiuteremo, una materialmente, l’altra economicamente”. Si apre così ufficialmente il fascicolo per ‘aiuto al suicidio, in base all’articolo 580 del codice penale (che prevede pene tra 6 e 12 anni di carcere), che viene affidato alle pm Tiziana Siciliano e Sara Arduino.