
I carabinieri di Modena hanno forti sospetti che Raffaele Esposito possa aver colpito anche in passato. L’uomo, cuoco di mestiere, è colpevole di aver violentato, bruciato ed ucciso la donna trovata cadavere il 10 settembre a San Donnino. Nella prossima puntata di Chi l’ha visto?, il colonnello Stefano Nencioni tornerà in studio da Federica Sciarelli per lanciare un appello. Nella puntata andata in onda il 17 ottobre 2018, parlando della prostituta brutalmente assassinata e data alle fiamme per far sparire il cadavere, aveva spiegato le indagini e come i militari erano riusciti ad arrivare al presunto assassino.
L’appello dei carabinieri di Modena
Il comandante del Nucleo operativo di Modena illustrerà importanti informazioni sugli spostamenti e sui luoghi che Raffaele Esposito ha effettuato negli ultimi quindici anni. Un quadro, pare alquanto dettagliato, su luoghi, abitudini, posti di lavoro. In sostanza il background del cuoco 34 enne. L’appello, come riportato da La Gazzetta di Modena, consiste in questo: se qualcuno, qualche giovane o meno giovane donna, in quei luoghi, in quelle cittadine, lungo quelle strade o in qualche locale, ha subito tentate rapine, tentate violenze o altre situazioni limite mai denunciate, si faccia avanti.
L’aggressione di Savignano
Per rendere chiara la finalità dell’appello basta ricordare l’aggressione alla 18enne avvenuta a Savignano, che secondo i carabinieri è un tentativo di sequestro di persona e non certo una tentata rapina, come la stessa ragazza sulle prime aveva creduto essere. Un episodio tutto immortalato da una telecamera. Il 2 settembre la giovane passeggiava di pomeriggio per Savignano e lungo la strada sente incrociare uno sguardo: nota Raffaele Esposito che la segue a breve distanza. Percepisce un pericolo: accelera il passo, lui fa altrettanto. Lei scappa e lo semina.
Neppure un’ora dopo torna a camminare in paese, forse cercando di esorcizzare l’accaduto, ma un’auto bianca le taglia la strada. Scende Esposito, apre la portiera posteriore, le si avvicina, dice di essere un carabiniere, cerca di afferrarla e trascinarla. Lei si divincola, scappa, riesce a raccogliere la borsetta caduta e fugge a gambe levate, mentre lui torna all’auto. A detta degli inquirenti, se la ragazza non avesse reagito immediatamente, la conclusione del tentato sequestro sarebbe stata terribile.
Roberta Bruzzone sul criminale di Modena: “Era drogato di violenza”
La criminologa e psicologa forense Roberta Bruzzone dice la sua su Raffaele Esposito, il criminale seriale di Modena. L’esperta, intervistata dal settimanale Spy, cerca di spiegare come possa, di punto in bianco, una persona normale diventare l’artefice di un così atroce delitto. “Il fatto che queste persone non abbiano agito prima non significa che non ci abbiano pensato. Questo tipo di soggetti già da tempo fantasticavano di mettere in campo il tipo di fantasie tradotte poi nel tipo di attività criminale che compiono. Nel caso di Modena l’attività criminale scomposta e grossolana tradisce un obiettivo ben preciso: catturare una donna per assoggettarla, sottometterla e poi eliminarla. Probabilmente l’idea di possedere sessualmente una donna in modo violento lo eccitava, poi, in seguito ad accadimenti di natura casuale, ha deciso di agire in quel preciso momento”.
Le donne prese di mira da Esposito, sono poi, ragazze giovani e di esile corporatura. Un fatto che storce con la realtà dell’uomo, che nella vita convive con una compagna più grande di lui. “Probabile che cercasse di ribaltare una situazione familiare dove è possibile che fosse lui quello sottomesso o dove non riusciva a imporsi– spiega la psicologa a proposito -. Se è così, selezionava vittime facili da dominare per guadagnare autostima“. Ma perchè Esposito, un cuoco con problemi di tossicodipendenza, avrebbe dovuto tentare un sequestro in pieno giorno e a volto scoperto? “Questo dimostra che il suo è un impulso di natura pesante. Non era più in grado di contenerlo, né di pianificare un’azione criminale efficace. Ha assaggiato il tipo di esperienza immaginata, poi ha cominciato a dipendere da questa cosa, così come sembra dipendesse dal gioco d’azzardo e dalla droga” conclude la criminologa.