Roberta Bruzzone sul criminale di Modena: “Era drogato di violenza”
La criminologa e psicologa forense Roberta Bruzzone dice la sua su Raffaele Esposito, il criminale seriale di Modena. L’esperta, intervistata dal settimanale Spy, cerca di spiegare come possa, di punto in bianco, una persona normale diventare l’artefice di un così atroce delitto. “Il fatto che queste persone non abbiano agito prima non significa che non ci abbiano pensato. Questo tipo di soggetti già da tempo fantasticavano di mettere in campo il tipo di fantasie tradotte poi nel tipo di attività criminale che compiono. Nel caso di Modena l’attività criminale scomposta e grossolana tradisce un obiettivo ben preciso: catturare una donna per assoggettarla, sottometterla e poi eliminarla. Probabilmente l’idea di possedere sessualmente una donna in modo violento lo eccitava, poi, in seguito ad accadimenti di natura casuale, ha deciso di agire in quel preciso momento”.
Alla domanda se i traumi infantili possano avere un ruolo determinante nello sviluppo di questi violenti accadimenti, la Bruzzone replica: “Nello sviluppo di perversioni sessuali di matrice sadica non c’è modo di risalire con certezza al percorso che ha portato a questo genere di parafilia”.
Le donne prese di mira da Esposito, sono poi, ragazze giovani e di esile corporatura. Un fatto che storce con la realtà dell’uomo, che nella vita convive con una compagna più grande di lui. “Probabile che cercasse di ribaltare una situazione familiare dove è possibile che fosse lui quello sottomesso o dove non riusciva a imporsi– spiega la psicologa a proposito -. Se è così, selezionava vittime facili da dominare per guadagnare autostima“. Ma perchè Esposito, un cuoco con problemi di tossicodipendenza, avrebbe dovuto tentare un sequestro in pieno giorno e a volto scoperto? “Questo dimostra che il suo è un impulso di natura pesante. Non era più in grado di contenerlo, né di pianificare un’azione criminale efficace. Ha assaggiato il tipo di esperienza immaginata, poi ha cominciato a dipendere da questa cosa, così come sembra dipendesse dal gioco d’azzardo e dalla droga” conclude la criminologa.
Mostro di Modena: ecco chi è
È stato il frammento bruciato di un libro di scuola ad inchiodarlo. Si tratta di un manuale scolastico che sulla copertina riportava il nome della figliastra dell’indagato, un cuoco sui quaranta. I carabinieri del reparto operativo di Modena si sono avvalsi della collaborazione degli esperti del Ris e della medicina legale per venire a capo del caso. Il killer individuato vive a Savignano sul Panaro con la compagna e le due figlie di quest’ultima, lavorava come cuoco e aveva problemi di tossicodipendenza.
L’uomo sarebbe colpevole di aver violentato, bruciato ed ucciso la donna trovata cadavere il 10 settembre a San Donnino, alle porte di Modena. Secondo quanto riportato dagli inquirenti, il fermato aveva preso di mira anche altre donne, tutte di corporatura esile e di giovane età. Sarebbe stato in grado anche di uccidere ancora. Per questo è stato subito fermato con l’accusa di omicidio, tentato sequestro di persona e violenza sessuale.
“Ha provato a sequestrare una giovane a Savignano sul Panaro – ha detto il comandante del nucleo operativo dei carabinieri Stefano Nencioni – Ovvio che in posto così piccolo, se mai la giovane fosse sfuggita al sequestro, lo avrebbe immediatamente identificato. Dunque a lui non sarebbe rimasta altra scelta. Insomma, non possiamo escludere che avrebbe potuto uccidere di nuovo“. Riguardo alla sua pericolosità, l’ufficiale ha aggiunto altre informazioni. “In dieci giorni avrebbe compiuto tre reati di gravità e violenza inaudite. La violenza sessuale a Zocca è stata portata a termine con sadismo, a volto coperto. Quanto al tentato sequestro, ha agito in piena luce e in pieno giorno, senza curarsi del rischio di essere riconosciuto”. Queste dichiarazioni lasciano quindi intendere che senza la reazione immediata della ragazza, la conclusione del tentato sequestro sarebbe stata terribile.