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Caso Vannini, la mamma Marina: “Vent’anni sono pochi per conoscere il proprio figlio”

“Venti anni sono pochi per conoscere il proprio figlio”. Queste le dichiarazioni di Marina Conte, la mamma di Marco Vannini, il ragazzo ucciso nel maggio 2015 per mano di Antonio Ciontoli, padre della sua fidanzata Martina. E’ tanto il dolore della signora Vannini che nel salotto televisivo di Mara Venier, a Domenica In, ha espresso tutto il suo dolore. A tre anni dall’omicidio, è stato fatto un punto della situazione, anche se come Marina aveva raccontato anche in un’intervista esclusiva a VelvetMag, la verità purtroppo potrebbe non uscire fuori mai più. La mamma di Marco però continua a lottare per ottenere giustizia: “Marco si poteva salvare, ha perso due litri e mezzo di sangue. Dove stanno quei due litri e mezzo di sangue in quella casa? Non mi venissero a dire che non erano lucidi. Inventarsi la storia dei pettini a punta, come gli viene in mente?”.

Marco Vannini: perchè Antonio Ciontoli lo ha lasciato morire

Potrebbe arrivare una clamorosa svolta riguardo l’omicidio di Marco Vannini. Antonio Ciontoli sembrerebbe infatti pronto a raccontare tutto. L’uomo, padre della fidanzata di Marco, è stato condannato come imputato principale ed esecutore materiale dello sparo letale al ragazzo. Ciontoli ha deciso di rompere il suo silenzio e continua a sostenere la tesi di aver sparato per uno scherzo convinto che la pistola fosse scarica. L’uomo si è rivolto alla famiglia della vittima sulle pagine de Il Dubbio. “Chiedo loro la possibilità di perdonarmi. Oggi può sembrare un’utopia a causa del dolore che ho provocato. Ma io, così come tutta la mia famiglia e Viola (Giorgini ndr.), perseguirò questo obiettivo perché ho il fortissimo desiderio di poterli abbracciare e poterci unire al loro fortissimo dolore”.

Le dichiarazioni di Antonio Ciontoli

Sulla sua condanna a 14 anni, Ciontoli ha affermato: “L’ergastolo l’ho già sulle spalle, nessuna sentenza potrà punirmi se non solo materialmente”. “Devo e voglio pagare per ciò che ho commesso ma rifiuto con tutte le mie forze l’etichetta di mostri che ci hanno appiccicato persone che, celandosi dietro il diritto/dovere di cronaca, stanno sfruttando la tragedia solo per ritagliarsi uno squarcio di visibilità e lo share televisivo”. Io sono una persona normalissima ” ha concluso Antonio Ciontoli. “Ho fatto un errore e per questo sto pagando e pagherò per tutta la sua vita, fino a quando Dio mi darà la forza di continuare ad amare, fino al mio ultimo respiro”.

La nuova udienza per i Ciontoli

È stata fissata la prima udienza del processo d’Appello riguardante l’omicidio di Marco Vannini. Il prossimo 8 gennaio si tornerà in aula per discutere le responsabilità della morte del 20enne di Cerveteri. La pm Alessandra D’Amore nel suo ricorso chiede di rivedere la posizione della moglie e dei due figli di Antonio Ciontoli con il riconoscimento dell’accusa di omicidio volontario.

I capi d’imputazione

Per quanto riguarda Viola Giorgini, presente quella tragica sera in cui Marco Vannini è stato ucciso, la pm è tornata a chiedere che venga attribuito l’omissione di soccorso. I legali della famiglia Ciontoli, di contro, nel loro ricorso chiedono una rivalutazione della perizia medica. La difesa ritiene che ci sarebbe comunque stata una perdita di tempo che avrebbe superato il ritardo nell’attivazione dei soccorsi derivante dalle controverse telefonate con gli operatori del servizio del 118. Conteso è anche il capo d’imputazione per i tre familiari di Antonio Ciontoli: per i legali non sussiste alcuna prova che Federico, Martina e la moglie Maria abbiano preso pienamente coscienza della gravità della situazione. Per tale ragione per loro il reato potrebbe per lo più essere quello di omissione di soccorso. 

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