Si è concluso il 4 ottobre 2018, il processo a carico di Lucio Marzo, il giovane fidanzato che uccise Noemi Durini, la studentessa di Specchia. Il gip ha condannato il giovane di Montesardo a 18 anni e 8 mesi di carcere per aver commesso il delitto. Presenti in aula, al momento della condanna, anche il padre di Noemi, Umberto Durini, la madre della ragazza, Imma Izzo, la sorella e le amiche della vittima, che nel corso di questo anno non hanno mai fatto mancare il loro affetto ai familiari della 16 enne.
Il processo
I genitori di Lucio, su richiesta di quest’ultimo, non erano presenti a nessuna delle udienze tenutesi negli ultimi giorni. Ciò al fine di evitare possibili tensioni fuori dal tribunale. La pm Anna Carbonara a conclusione della sua lunga requisitoria, effettuata il 2 ottobre scorso, aveva chiesto per il giovane 18 anni di reclusione. L’avvocato difensore di Lucio Marzo a conclusione del proprio intervento, avvenuto nella giornata del 3 ottobre 2018, aveva chiesto una nuova perizia psichiatrica.
L’opinione di Roberta Bruzzone
La criminologa e psicologa forense Roberta Bruzzone è tornata sulla questione nella sua rubrica nel settimanale Giallo (che potete trovare in edicola dal 18 al 24 ottobre). “Ritengo si tratti di una condanna molto severa e in linea con la ferocia di quanto commesso – dichiara l’esperta – Mi auguro che non subisca riduzioni nei prossimi gradi di giudizio“. La Bruzzone poi aggiunge: “La difesa dell’imputato attende le motivazioni della sentenza per ricorrere in Appello. Io continuo però a ritenere che ci siano ancora molti altri aspetti da chiarire in questa storia e che potrebbero emergere ulteriori scenari da valutare”.
La ricostruzione dell’omicidio
Un rapporto travagliato quello fra Noemi Durini e Lucio Marzo, ma mai nessuno avrebbe pensato ad una fine così tragica. Erano le prime ore del 3 settembre del 2017 quando il giovane di Montesardo si recò a casa della ragazza. Gli occhi delle telecamere li riprendono per l’ultima volta insieme. Noemi sembrava tranquilla e ignara di ciò che sta per accadere. Insieme a Lucio partono alla volta di quello che sarà la scena del crimine. Stando quanto emerso dall’autopsia, effettuata dopo il ritrovamento del cadavere, la ragazza non è morta sul colpo ma dopo diverse ore di agonia. Noemi è stata picchiata a mani nude e successivamente è stata accoltellata al capo e al collo. Mentre era in fin di vita, è stata sepolta sotto le pietre dell’uliveto.
Noemi Durini, intercettazione scioccante: “Papà, quando l’ho seppellita respirava ancora”
Un’intercettazione scioccante quella tirata fuori dall’accusa nel processo riguardante l’omicidio di Noemi Durini. La frase in questione riguarda un colloquio tra Lucio Marzo e suo padre, avvenuto il 19 ottobre del 2017 presso l’istituto dei minori in cui il ragazzo si trovava dopo la confessione del delitto. A rendere noto questo particolare è il giornalista Erasmo Marinazzo per Il Mattino. Il giovane di Montesardo nella conversazione ammette che Noemi Durini era ancora viva quando lui la seppellì con le pietre, quella mattina del 3 settembre dello scorso anno. “Il colpo… e poi i sassi che gli davo in testa… ma dopo che io ho fatto tutto… io ho messo le pietre ma lei… cercava di muoversi…. però c’erano talmente tante pietre che non riusciva a muoversi. Quindi è morta direttamente”.
Questa intercettazione si colloca prima dei risultati dell’autopsia, che misero in luce l’agonia della studentessa di Specchia rivelando che morì per soffocazione indiretta causata dal peso dei sassi sul suo corpo. Questa confessione è stata citata dal pubblico ministero della Procura dei Minori, Anna Carbonara, durante la requisitoria tenutasi il 2 ottobre scorso. Per la pm l’intercettazione sopra citata rappresenta la consapevolezza in Lucio delle proprie gesta. Il ragazzo, anche se all’epoca dei fatti aveva 17 anni, era cosciente mentre ammazzava la fidanzata.
“La condotta di ricoprire il corpo di pietre era diretta consapevolmente a cagionare la morte”
“La condotta di ricoprire il corpo di pietre – secondo l’accusa – era sì diretta a nascondere il corpo medesimo, ma al contempo era diretta consapevolmente e dolosamente anche a cagionarne la morte. Nella piena consapevolezza che la giovane ragazza fosse ancora viva. L’imputato tuttavia cerca ripetutamente di alleggerire la propria posizione processuale, sin dal giorno in cui decideva di confessare l’omicidio e consentire il ritrovamento del cadavere. Purtroppo però gli esiti dell’autopsia fanno emergere incontrovertibilmente la chiara volontà omicida di Lucio che non si limita a rispondere agli schiaffi e ai graffi di Noemi (peraltro mai riscontrati), ma con assoluta determinazione e plurime azioni lesive ne cagiona la morte”. Lucio Marzo è stato quindi condannato per omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, dalla crudeltà, dai futili motivi e soppressione di cadavere con porto abusivo di coltello.