Massimo Bossetti, dopo l’ergastolo: la lettera ai genitori di Yara
Massimo Bossetti invia una lettera alla famiglia di Yara Gambirasio. Il muratore di Mapello, dopo la condanna definitiva al carcere a vita, ha scritto di suo pugno una lettera a Fulvio e Maura Gambirasio. Questi ultimi, durante la terribile vicenda giudiziaria che li ha travolti, hanno sempre tenuto un profilo bassissimo, una discrezione esemplare che li ha visti lontani da ogni forma di esposizione mediatica. A quanto pare, hanno voluto anche apprendere la sentenza della Cassazione solo tramite sms. I contenuti della lettera sono, al momento, sconosciuti. Tuttavia, l’inviato di Pomeriggio 5, ha riferito a Barbara D’Urso e ai telespettatori che il messaggio di Bossetti sarà recapitato ai coniugi Gambirasio proprio nei prossimi giorni. Saranno poi i genitori della piccola Yara a decidere se accettarlo e se, eventualmente, rispondere.
I contenuti della missiva sarebbero sconosciuti anche al legale del carpentiere bergamasco, Claudio Salvagni. “E’ stata una sua iniziativa – ha detto l’avvocato a BergamoNews -. Ha preparato la lettere tempo fa, ben prima che la Corte di Cassazione si pronunciasse. Non so cosa abbia inserito. Resterà una cosa riservata tra lui e la famiglia Gambirasio“.
Lunedì, lo stesso Salvagni si è recato nel carcere di via Gleno per incontrare Bossetti: “Il verdetto del carcere a vita è stata una mazzata per Massi – ha dichiarato il legale – . Ho trovato una persona molto provata, anche perché è stato condannato da innocente. Ne è convinto lui e ne siamo certi anche noi”. Nei prossimi giorni, il 48 enne di Mapello, potrebbe essere trasferito nel carcere milanese di Bollate. Qui, il presunto assassino di Yara si augura di avere la possibilità di lavorare. Dopo la sentenza della Cassazione, infatti, Bossetti era scoppiato in lacrime. “Mi sento un prigioniero di Stato. […] Trasferitemi e fatemi lavorare” questo sarebbe stato il suo grido di dolore. Comunque, la battaglia giudiziaria che lo vede coinvolto, potrebbe non concludersi qui. “Come ho detto all’uscita dal Cassazione di Roma, ora aspettiamo le motivazione della sentenza – dichiara Salvagni – e poi non escludiamo un ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo perché riteniamo ingiusta la sentenza“.
Yara, Bossetti in lacrime in carcere: “Adesso voglio lavorare”
Dopo la sentenza della Cassazione che lo ha condannato all’ergastolo per la morte di Yara Gambirasio, Massimo Bossetti è scoppiato in lacrime. Ha saputo della condanna da una diretta televisiva. Poi è arrivata la telefonata della moglie, Marita Comi. Come riporta Il Giorno, Bossetti sperava che fosse concessa la perizia e di tornare in appello. “Se il sistema è convinto che sono stato io, perché non mi ha dato la perizia? Allora c’è il dubbio. Se siete sicuri che sono colpevole, perché non ho avuto questa possibilità? Prima di condannare uno al carcere a vita” spiega il muratore di Mapello. Nel dialogo in carcere con l’esponente politico, la parola “sistema” è quella che ricorre di più. Alla domanda su cosa possa pensare un uomo quasi 48 enne, sposato, con tre figli e accusato di un delitto orrendo, risponde piangendo: “Sono in vita per la mia famiglia. Grazie a Dio la mia famiglia mi è rimasta vicino“.
Il pensiero costante è per i suoi figli, che non smettono di chiedersi quando il papà potrà tornare a casa. Bossetti ha perso le speranze, non riesce più a vedere un futuro davanti a sé. “Vivo solo il presente – spiega – Mi è crollato tutto. Non credo più nella giustizia.Sono stato condannato senza avere la possibilità di difendermi. Ogni sera speravo che i giudici mi dessero la perizia. Adesso mi sento addosso un peso enorme. Mi sento un prigioniero di Stato“. Un ultimo appello vuole, però, lanciarlo. Molto presto abbandonerà Via Gleno, dove è detenuto dal 16 giugno 2014, per essere trasferito in un altro istituto. Quello che il detenuto chiede è di avere la possibilità di continuare a svolgere il suo mestiere di sempre, l’artigiano edile. “Trasferitemi e fatemi lavorare” la sua richiesta precisa. Nel frattempo, i legali della famiglia Gambirasio sono pronti a replicare che sono stati 39, in questi anni, i giudici che si sono pronunciati per la colpevolezza.