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Primo Piano

Isabella Noventa, parla la mamma: “Ridatemi il corpo di mia figlia!”

“Un figlio ce l’hai nel cuore. Non si dimentica mai un figlio, un figlio viene dal cuore” esordisce Ofelia Rampazzo, la madre di Isabella Noventa, ai microfoni di Quarto Grado. La donna, 85 anni, è attualmente ricoverata nell’ospedale di Piove di Sacco,  dopo che un malore dovuto al troppo stress e alla troppa tensione per la sentenza d’Appello sull’omicidio della figlia, le aveva quasi fatto perdere i sensi.  La giornata del 9 ottobre 2018, Ofelia l’ha passata con il telefono accanto, in collegamento diretto con il figlio Paolo, che attorno alle 18 l’ha informata direttamente dall’aula bunker di Mestre che nulla era cambiato. La Corte d’Appello ha infatti confermato la sentenza di primo grado condannando a 30 anni di carcere i fratelli Freddy e Debora Sorgato, mentre Manuela Cacco dovrà scontare 16 anni e 10 mesi di reclusione.

I tre imputati sono in carcere dal febbraio del 2016. La sentenza di primo grado, con rito abbreviato, risale al giugno 2017. Isabella Noventa, il cui corpo non è mai stato trovato, è stata uccisa la notte tra il 15 e il 16 gennaio 2016. Stando alla confessione di Freddy Sorgato, l’autotrasportatore e ‘fidanzato’ della donna, arrestato un mese dopo, la segretaria di Albignasego (Padova) sarebbe morta mentre i due si trovavano nella casa dell’uomo, a Noventa Padovana, in seguito ad un rapporto sessuale estremo, terminato con il soffocamento di Isabella.

Mi dicano dove l’hanno messa, perché non è giusto che me l’abbiano portata via e neanche mi ridiano il corpo, neanche ridarmi le ossa. Niente. Non dire dov’è…perché? perché?” commenta la madre di Isabella, visibilmente provata dal troppo dolore. “Hanno portato via mia figlia. Chi la conosceva, sa della sua bontà e della sua bravura: era buona con tutti!” dice Ofelia, ricordandola. Del resto, anche Paolo, il fratello della 54 enne aveva commentato la sentenza mostrandosi soddisfatto per la decisione della Corte d’Appello ma, allo stesso tempo, addolorato perché mai nessuno sarà in grado di riportare in vita Isabella. “Sono soddisfatto sì, ma non sono felice. Perché mia sorella rimarrà sempre un vuoto per noi. Non ci hanno restituito il corpo e non ci hanno mai chiesto scusa. Inoltre, non sono pentiti. Prima bisogna che dimostrino un pentimento per chiedere il perdono. Comunque, fiducia nella giustizia l’ho sempre avuta”.

Isabella Noventa, i fratelli Sorgato intercettati in carcere: “Non riusciranno mai a trovare il corpo”

La Corte d’Appello ha confermato la sentenza di primo grado condannando a 30 anni di carcere i fratelli Freddy e Debora Sorgato. Il delitto, però, presenta ancora molti punti oscuri: fra tutti, il mancato ritrovamento del corpo della segretaria di Albignasego, in provincia di Padova.  Il ballerino e la sorella, con la complicità della tabaccaia veneziana Manuela Cacco (condannata a 16 anni e 10 mesi di reclusione), hanno fatto sparire il cadavere. Nei colloqui intercettati in carcere, i due appaiono estremamente lucidi e calcolatori. Da questi filmati, infatti, emerge chiaramente come i fratelli Sorgato non hanno alcuna intenzione di svelare il luogo dove è sepolto il cadavere. “Non riusciranno mai a trovare il corpo” queste le parole incriminate.

La ricostruzione dell’omicidio

Secondo la ricostruzione effettuata dalla Procura, Isabella Noventa è morta per gelosia e rancore. Uccisa con una mazzetta nella casa dell’uomo. Tutto, secondo la ricostruzione, sarebbe stato studiato a tavolino dal trio, anche come dovevano sbarazzarsi del corpo. A dimostrazione di ciò per la Procura vi sarebbero diversi passaggi, tra cui la passeggiata che Manuela Cacco fece in centro per farsi riprendere dalle telecamere con indosso il giacchetto di Isabella Noventa.  Il pm aveva chiesto alla Corte d’Appello la conferma della sentenza di primo grado, la quale condannava a 30 anni di reclusione Freddy e Dobora Sorgato, e a 16 anni 10 mesi la tabaccaia Manuela Cacco. Gli avvocati difensori hanno provato a smontare, nelle precedenti udienze, tutti i tasselli evidenziati dal pubblico ministero. 

 

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