Il marito di Elena Ceste, Michele Buoninconti, è stato aggredito in carcere. Sullo scioccante avvenimento è intervenuto l’avvocato dell’ex vigile del fuoco. Il motivo dell’aggressione tra i detenuti non è ancora chiara. Michele Buoninconti in questi anni di carcere ha sempre avuto un comportamento ligio e rispettoso delle regole. Di lui nessuno si è mai lamentato nel carcere di Saluzzo, in provincia di Cuneo, dove è tornato dopo la sentenza definitiva pronunciata dalla Cassazione che ha confermato la condanna a 30 anni di reclusione. Secondo quanto ricostruito, il marito di Elena Ceste è stato aggredito e picchiato da un altro detenuto per una banale discussione. L’ex vigile del fuoco ha riportato diverse lesioni ed è stato prontamente medicato nell’infermeria del penitenziario.
Stando quanto rivelato da La Stampa, il marito di Elena Ceste non ha reagito e quasi non si è difeso. La polizia penitenziaria vuole vederci chiaro sulla vicenda e per tale ragione ha avviato un’indagine interna. L’avvocato di fiducia di Buoninconti, Enrico Scolari, ha marchiato l’episodio per la sua gravità, aggiungendo: “Buoninconti è un uomo pacifico che sta scontando la pena inflitta, se possibile, con serenità ed equilibrio. In questa fase, la più delicata, dovrebbe trascorrere il tempo in un clima il più possibile tranquillo. Il fatto che non abbia reagito in alcun modo, è il segno di rispetto e di attenzione verso le autorità carcerarie, un modo per evitare ulteriore incidenti“. Nel frattempo la casa di Costigliole d’Asti, in cui viveva insieme alla moglie e ai suoi quattro figli, sarà venduta e l’ex vigile del fuoco ha deciso di dare la sua parte di proprietà ai figli, anche se quest’ultimi, da quando è stato arrestato, non hanno più avuto alcun rapporto con lui. Gli adolescenti, dopo l’omicidio e l’arresto, sono stati affidati ai nonni materni, con i quali vivono da anni.
ELENA CESTE, MICHELE BUONINCONTI HA UCCISO LA MOGLIE? IL CASO
Elena Ceste aveva soltanto 37 anni quando, il 24 gennaio del 2014, scomparve nel nulla. Dopo lunghe indagini e a seguito del ritrovamento del corpo (avvenuto nell’ottobre del 2014), è stato arrestato, il 29 gennaio del 2015, il marito Michele Buoninconti con l’accusa di omicidio volontario. Nel luglio del 2015 ha preso il via il lungo percorso giudiziario. Il primo grado di giudizio si è concluso con una condanna a 30 anni di reclusione: il massimo della pena prevista dal rito abbreviato. Il 15 febbraio 2017, nonostante la difesa abbia provato a ribaltare la condanna, i giudici della Corte d’Assise d’Appello di Torino hanno confermato la sentenza di primo grado. Il 17 maggio del 2018 la Cassazione si è pronunciata in merito, confermando la condanna. L’imputato si è sempre dichiarato innocente, sostenendo che Elena Ceste fu vittima di una caduta accidentale nel canale dove poi venne rinvenuta. La donna, secondo il vigile del fuoco, era in uno stato psicotico e per tale ragione uscì di casa nuda presa da una crisi nervosa, nonostante fosse una mattina di gennaio.
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