Il giorno decisivo per il processo riguardante la morte di Yara Gambirasio si avvicina. La difesa di Massimo Bossetti torna alla carica prima della sentenza della Cassazione, prevista per il 12 ottobre prossimo. L’avvocato Claudio Salvagni, uno dei difensori del muratore di Mapello, ha pubblicato sul suo profilo Facebook l’ultima “mossa” prima del giorno decisivo. Il legale si è recato qualche giorno fa presso la Suprema Corte, a Roma, per depositare i motivi aggiuntivi secondo cui Massimo Bossetti è innocente. Si tratta di un’ultima integrazione documentale prima del giorno decisivo. La difesa dell’uomo da anni si batte per dimostrare che il muratore non ha ucciso Yara Gambirasio, la 13enne di Brembate di Sopra scomparsa il 26 novembre del 2010 e il cui corpo è stato rinvenuto il 26 febbraio del 2011. I giudici di primo e secondo grado hanno però ritenuto veritiera la ricostruzione della Procura, condannando Bossetti all’ergastolo.
Il muratore attende con ansia la decisione della Cassazione. Quest’ultima potrà o confermare la condanna all’ergastolo, oppure potrà ritenere che il processo nei gradi precedenti non sia stato svolto secondo le regole (vale a dire che non sia stata correttamente applicata la legge processuale), decidendo quindi o di annullare la sentenza, rinviando nuovamente a giudizio l’imputato, oppure (come avvenne per Raffaele Sollecito e Amanda Knox) senza rinvio, assolvendo così l’accusato. L’avvocato Claudio Salvagni, come riporta il Corriera della Sera di Bergamo, è poi intervenuto: “È andata così, perché finora questo è stato un processo all’indagine genetica più importante della storia d’Italia, che la pubblica accusa vuole difendere a ogni costo. Non è stato un processo a Massimo Bossetti, questo è il problema”. “Ho sempre sostenuto – aggiunge il legale – che questo era un caso squisitamente da Corte di Cassazione, dove i giudici sono tutti togati. Nel ricorso insistiamo su macroscopiche violazioni procedurali, che però sono anche sostanza. Da quando Massimo Bossetti è stato indagato tutti i giudici, tutti, hanno negato una nuova perizia sul Dna, nonostante i consulenti dell’accusa sia del San Raffaele sia dell’Università di Pavia abbiano affermato che c’è materiale su cui procedere a nuove analisi. Inoltre il dato finale, secondo noi, è stato ottenuto senza il rispetto dei protocolli previsti dalla comunità scientifica internazionale, ad esempio con l’utilizzo di kit scaduti per il Dna. Senza dimenticare che l’accusa afferma di aver trovato la componente nucleare del Dna, ma non quella mitocondriale”.
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