Manuela Bailo, Fabrizio Pasini resta in carcere in attesa del processo [VIDEO]
Il Tribunale del Riesame ha rigettato la richiesta degli arresti domiciliari per Fabrizio Pasini, l’amante reo confesso dell’omicidio di Manuela Bailo. L’ex sindacalista resta quindi in carcere in attesa del processo, precisamente nel penitenziario a Canton Mombello. La richiesta era stata avanzata il 18 settembre scorso dall’avvocato Pietro Paolo Pettenadu, difensore dell’ex sindacalista della Uil. Il legale aveva inoltre chiesto al giudice del Riesame di riqualificare il reato contestato da omicidio volontario, come ritiene la Procura, a omicidio preterintenzionale. Pasini continua a rimanere fedele alla tesi sostenuta durante la confessione, secondo cui Manuela Bailo sarebbe morta durante un litigio cadendo dalle scale. La Procura nel frattempo continua ad indagare incessantemente per comprendere la dinamica dei fatti ed è sempre alla ricerca di nuovi elementi.
Per chi indaga Fabrizio Pasini sta mentendo nella sua ricostruzione. Stando ai primi dati dell’autopsia risulterebbe che Manuela Bailo è stata accoltellata alla carotide, oltre a presentare una frattura del cranio. Quest’ultima non ne ha determinato il decesso, ma sicuramente avrà stordito la vittima. Per la Procura quindi la 35enne di Nave è stata prima colpita con un oggetto contundente e successivamente il suo assassino le avrebbe tagliato la gola. Al momento non sono ancora stati rinvenuti né il coltello, né l’oggetto. Inoltre mancano ancora all’appello il cellulare della ragazza, con cui Pasini ha inviato alcuni sms per depistare le indagini, e la maglietta che aveva indosso l’ex sindacalista durante la morte di Manuela.
Omicidio Manuela Bailo: l’avvocato di Fabrizio Pasini interviene
Il legale di Pasini ritiene però che l’autopsia non sia chiara: “Solo dall’esame dei vetrini sapremo con certezza la causa della morte. Se la sezione della carotide fosse collocabile nel post mortem suffragherebbe l’incidente“. Nel frattempo la Scientifica ha ispezionato con il luminol le auto nel garage della villetta teatro dell’omicidio: la Peugeot della madre dell’uomo e la Opel dello zio, che abita al piano di sopra. Quest’ultimo la sera dell’omicidio era in casa ma ha rivelato agli inquirenti di non aver sentito nulla.
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