Continuano le indagini riguardanti il delitto di Manuela Bailo, la 35enne uccisa nelle prime ore del 29 luglio 2018 dall’amante reo confesso Fabrizio Pasini. È giallo sul movente del delitto, nonostante l’ex sindacalista insiste nel sostenere che alla base dell’omicidio vi sia un disegno incancellabile sulla pelle: una piuma tatuata sulla sua gamba. L’uomo continua a sostenere di aver spinto Manuela per le scale perché la lite per il tatuaggio si era fatta più animata. Tesi però smentita dall’autopsia e dai dati della Scientifica: non sono state rinvenute tracce ematiche sulla scalinata. Gli inquirenti lavorano incessantemente sul caso nel tentativo di risolvere ogni dubbio. Al momento non è ancora stato trovato il cellulare di Manuela Bailo, usato da Pasini dopo il delitto per depistare le indagini. L’uomo ha dichiarato di averlo gettato nelle Torbiere di Iseo ma chi indaga non lo reputa credibile, soprattutto perché continua a negare di aver accoltellato alla gola la 35enne, atto invece evidenziato dall’autopsia.
All’appello mancano anche la maglietta indossata da Fabrizio Pasini al momento dell’omicidio, fondamentale per comprendere mediante l’analisi delle macchie di sangue se il delitto è stato volontario o preterintenzionale, il coltello con cui è stata recisa la carotide di Manuela Bailo e l’oggetto contundente con cui presumibilmente è stata stordita. L’ex sindacalista è ancora in carcere ma, tramite il suo avvocato difensore, ha richiesto gli arresti domiciliari fino al processo. L’uomo potrebbe quindi uscire dal penitenziario di Canton Mombello, dove attualmente si trova per l’applicazione delle misure cautelari detentive. A pronunciarsi su tale richiesta sarà il giudice delle indagini preliminari che dovrà valutare se sussiste ancora la possibilità che l’indagato possa reiterare il reato in questione, e/o possa fuggire, e/o possa inquinare le prove. L’udienza è stata fissata per domani, 18 settembre 2018, e solo allora sapremo se Pasini potrà fare ritorno a casa.
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