Un terribile dubbio sulla scomparsa di Emanuela Orlandi affligge il giornalista del Corriere della Sera Fabrizio Peronaci, che da sempre cerca di comprendere, mediante la sua indagine giornalistica, cosa successe alla 15enne. Stando alle ultime notizie i frati benedettini sarebbero coinvolti nella sparizione. Nel suo gruppo Facebook “Giornalismo Investigativo”, Peronaci ha fatto il punto della situazione dopo le recenti testimonianze dell’alto prelato e del laico, i quali entrambi riferiscono che Emanuela Orlandi la sera della scomparsa venne portata nel grande complesso di Sant’Anselmo, all’Aventino, e da lì, nelle ore successive, trasferita in auto verso Nord. Ed è proprio in questa sua riflessione che ha collegato un avvenimento passato, accadutogli insieme a Pietro Orlandi, mentre cercava di scoprire la verità.
Era il 2012 quando Fabrizio Peronaci e il fratello di Emanuela Orlandi partirono da Roma in direzione di Sabiona, dopo la segnalazione di un personaggio legato ai servizi segreti, secondo il quale la 15enne era stata rinchiusa in quel convento benedettino. I due, accompagnati da un paio di carabinieri, arrivarono al convento di Sabiona, quello in cima a un cucuzzolo visibile dalla autostrada. Pietro, come racconta il giornalista del Corriere della Sera, sperava in cuor suo di riuscire ad individuare e riabbracciare sua sorella tra le monache di clausura, rinchiusa lì tanti anni prima per ragioni del tutto oscure. Purtroppo lì Emanuela Orlandi non c’era. Due consorelle e una badessa li ascoltarono per qualche minuto e quest’ultima spense ogni speranza scuotendo la testa. Negò di avere mai visto la 15enne. La sua risposta però non convinse affatto né Fabrizio Peronaci né Pietro Orlandi. Sembrava come se la priora avesse fretta di mandarli via. Ed è proprio questo evento che riaffiora nella mente del giornalista dopo le recenti rivelazioni. Possibile che vi sia qualche collegamento? Il convento di Sabiona è un monastero benedettino, così come quello di Sant’Anselmo. La cittadina del Vaticano, stando alla testimonianza dell’alto prelato, arrivò morta a Bolzano ed il suo corpo, durante il tragitto, sarebbe stato riposto nel bagagliaio. Una terribile storia, avvolta dall’omertà che ancora oggi non permette ai familiari, se ciò fosse vero, di piangere la povera Emanuela Orlandi.
Scomparsa Emanuela Orlandi, parla un testimone: ecco cosa le successe quel 22 giugno del 1983
“Alcuni monaci benedettini di Sant’Anselmo mi hanno confermato, per averne parlato con dei confratelli, un breve soggiorno della Orlandi nel loro convento. La voce è che restò una notte. Ad assisterla c’era una suora“, rivela il nuovo testimone laico al giornalista Fabrizio Peronaci. La religiosa doveva tranquillizzare ed assistere Emanuela Orlandi. Stando alla testimonianza, la 15enne del Vaticano fu fatta entrare nel grande complesso di Sant’Anselmo di nascosto, da una porta a sinistra dell’uscio centrale della basilica, verso le 19, l’ora dei vespri. Inoltre chi prese “in consegna” l’adolescente era stato rifornito della chiave. Ma chi è la suora che si occupò di Emanuela Orlandi? Questa domanda al momento sembra non avere una risposta certa. “Quando verrà il momento a Piazzale Clodio ci vado, ci puoi scommettere”, ha affermato l’uomo riferendo la voglia di andare alla Procura della Repubblica di Roma per raccontare tutto ciò che sa sul caso di Emanuela Orlandi. “Certo – ha aggiunto – i frati potranno pure spaventarsi e negare, anche se ho motivo di ritenere che due sono bravi, e non mentirebbero. Ma comunque, davanti a un magistrato, non sarà possibile cavarsela tanto facilmente! In caso di riapertura dell’inchiesta, i presupposti per accertare l’accaduto ci sono tutti. Quindi, vale la pena provare. Ripeto: lo dobbiamo a Emanuela e Mirella”. Anche una terza testimonianza, come riporta Peronaci, consolida la pista di Sant’Anselmo. Si tratta di Fernando Imposimato, il magistrato-senatore purtroppo defunto, il quale nel libro “Attentato al Papa” rivelò: “Il personaggio di maggior spessore della rete di spie della Stasi era il monaco benedettino Eugen Brammertz, quello che girava per Roma con una Maserati biturbo color giallo oro e faceva il giornalista all’Osservatore Romano”, il quale “tra il 1976 e il 1985 ha alloggiato nel complesso annesso alla basilica di Sant’Anselmo all’Aventino”. Le testimonianze collegano la scomparsa di Emanuela Orlandi all’ordine dei frati benedettini. Come affermato da Fabrizio Peronaci, i pezzi del puzzle sembrano iniziare ad andare al loro posto, anche se purtroppo manca ancora qualche tassello.
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