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Emanuela Orlandi ultime notizie, parla un testimone: ecco cosa le successe quel 22 giugno del 1983

È sempre alta l’attenzione sulla scomparsa di Emanuela Orlandi, soprattutto dopo le ultime notizie fornite da un testimone, il quale ha rivelato cosa le successe quel terribile 22 giugno del 1983. A diffondere le dichiarazioni della nuova fonte è il giornalista del Corriere della Sera Fabrizio Peronaci nel suo gruppo Facebook “Giornalismo Investigativo“. Il laico romano, esperto di cose religiose e residente in quartiere a ridosso del fiume Tevere, si è deciso a parlare grazie all’analoga scelta del prelato ultranovantenne. “Ormai siamo arrivati a un passo e io la verità non la temo. Lo dobbiamo a Emanuela, a Mirella e ai loro familiari che hanno tanto sofferto“, afferma il teste a Peronaci. Le nuove affermazioni fatte dal laico sono perfettamente sovrapponibili con quelle del monsignore. Entrambi riferiscono che Emanuela Orlandi la sera della scomparsa venne portata nel grande complesso di Sant’Anselmo, all’Aventino, e da lì, nelle ore successive, trasferita in auto verso Nord.

Alcuni monaci benedettini di Sant’Anselmo mi hanno confermato, per averne parlato con dei confratelli, un breve soggiorno della Orlandi nel loro convento. La voce è che restò una notte. Ad assisterla c’era una suora“, rivela il nuovo testimone al giornalista Fabrizio Peronaci. La religiosa doveva tranquillizzare ed assistere Emanuela Orlandi. Stando alla testimonianza, la 15enne del Vaticano fu fatta entrare nel grande complesso di Sant’Anselmo di nascosto, da una porta a sinistra dell’uscio centrale della basilica, verso le 19, l’ora dei vespri. Inoltre chi prese “in consegna” l’adolescente era stato rifornito della chiave. Ma chi era la suora che si è occupata di Emanuela Orlandi? Questa domanda al momento sembra non avere una risposta certa. “Quando verrà il momento a Piazzale Clodio ci vado, ci puoi scommettere”, afferma l’uomo riferendo quindi la voglia di andare alla Procura della Repubblica di Roma per raccontare tutto ciò che sa sul caso di Emanuela Orlandi. “Certo – aggiunge – i frati potranno pure spaventarsi e negare, anche se ho motivo di ritenere che due sono bravi, e non mentirebbero. Ma comunque, davanti a un magistrato, non sarà possibile cavarsela tanto facilmente! In caso di riapertura dell’inchiesta, i presupposti per accertare l’accaduto ci sono tutti. Quindi, vale la pena provare. Ripeto: lo dobbiamo a Emanuela e Mirella”. Anche una terza testimonianza, come riporta Peronaci, consolida la pista di Sant’Anselmo. Si tratta di Fernando Imposimato, il magistrato-senatore purtroppo defunto, il quale nel libro “Attentato al Papa” rivelò:  “Il personaggio di maggior spessore della rete di spie della Stasi era il monaco benedettino Eugen Brammertz, quello che girava per Roma con una Maserati biturbo color giallo oro e faceva il giornalista all’Osservatore Romano”, il quale “tra il 1976 e il 1985 ha alloggiato nel complesso annesso alla basilica di Sant’Anselmo all’Aventino”. Tutte e tre le testimonianze collegano alla scomparsa di Emanuela Orlandi l’ordine dei frati benedettini. Come affermato da Fabrizio Peronaci, i pezzi del puzzle sembrano iniziare ad andare al loro posto, anche se ovviamente non è ancora completo.

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