Omicidio Marco Vannini, la mamma Marina: “Se fosse stato per i Ciontoli mio figlio non l’avrei neanche mai più trovato” [ESCLUSIVA]
VelvetMag ha contattato telefonicamente Marina Conte, mamma del giovane Marco Vannini, il ventenne ucciso da un colpo di pistola il 17 maggio 2015 mentre si trovava nella villetta della famiglia Ciontoli a Ladispoli. Dopo il ricorso alla sentenza di primo grado da parte della famiglia Ciontoli, ecco cos’ha raccontato la signora Conte…
Signora Marina, ha mai più avuto contatti con la famiglia Ciontoli?
Da quella maledetta sera quando al Pit hanno iniziato a mentire non ho più voluto avere rapporti con questa famiglia. Quello che penso è che sono persone anaffettive e devono pagare per quello che hanno fatto. Io ho sempre sostenuto che un incidente può anche succedere, ma poi si chiamano i soccorsi e salvi la vita della persona in questione; invece loro hanno lasciato morire Marco nonostante sia stato provato che si poteva salvare se fossero stati allertati i soccorsi tempestivamente. Io di quella famiglia non voglio ricordare più niente; loro ci hanno condannato all’ergastolo. Non ci sono parole per descrivere i Ciontoli, ma non per questo io provo odio; voglio solo che ora loro paghino per quello che hanno fatto anche se mio figlio non me lo ridarà più nessuno.
Dopo il processo del 18 aprile, la Corte d’Assise di Roma ha condannato a 14 anni Antonio Ciontoli, a tre anni i figli Martina e Federico Ciontoli, insieme alla madre Maria Pezzillo, e Viola Giorgini, la fidanzata di Federico Ciontoli, è stata invece assolta. Come si è sentita?
Dopo la sentenza ero morta per la seconda volta, ma sono contenta che il pm Alessandra D’Amore abbia fatto ricorso in appello; ci ha aperto una luce, una speranza di giustizia. Purtroppo la verità io non la saprò mai. Il capo d’imputazione era uguale per tutti i componenti della famiglia perché grave non è stato solo il colpo sparato a Marco, ma quello che poi è successo, visto che tutti e 5 hanno fatto sì che Marco morisse. Secondo me anche Viola non può essere imputata solo di omissione di soccorso poiché è emerso che si era resa conto della gravità delle condizioni di Marco. Le intercettazioni sono molto chiare; Viola diceva “l’abbiamo spostato un po’ troppo” e addirittura è stata assolta.
Lei è riuscita a darsi una spiegazione di quanto successo in quella villetta la sera del 17 maggio 2015?
Secondo me i Ciontoli coprono qualcosa che sanno solo loro e nessun’altro potrà mai più sapere. Il mio conforto è andare avanti e rendere almeno giustizia a mio figlio; questo è quello che spero e che griderò sempre a squarciagola: la giustizia la pretendo, voglio che lo Stato mi tuteli perché non è possibile che noi siamo le vittime e alla fine diventiamo carnefici; quello che sento è che i Ciontoli “poverini, la pressione mediatica, non possono più nemmeno uscire a comprare il pane”, noi invece abbiamo perso il nostro unico figlio e ci ritroviamo a oggi, dopo più di tre anni, senza giustizia.
Cosa prova?
La morte di un figlio è contro natura; qualsiasi morte lo è, ma una madre che seppellisce un figlio è il dolore più grande che possa esserci. Il mio è anche triplicato perché sono stata ingannata dalla famiglia di cui avevo fiducia e poi per quello che hanno detto, perché continuano a mentire. Il mio dolore non si può quantificare in nessun modo. Io da quella sera non vivo più, il mio pensiero va sempre a Marco, a quelle urla quando chiedeva aiuto, quando chiedeva scusa a Martina; sapere che mio figlio mi ha cercato e non ho potuto aiutarlo perché non me l’hanno reso possibile è terribile. I Ciontoli mi hanno chiamato due ore e mezza dopo lo sparo dicendomi che era caduto dalle scale; per una mamma è allucinante e non si può descrivere la sofferenza. Marco era un ragazzo meraviglioso, pieno di vita di gioia, sempre attento a tutto e a tutti.
Lei è stata un grande esempio di coraggio; cosa le dà la forza di lottare?
Io sono stata sempre una donna molto forte e combattiva e non mollerò mai, andrò avanti e non mi fermerò davanti a niente, continuerò a gridare giustizia per mio figlio. Dopo tre anni Marco è al cimitero e noi viviamo perché respiriamo ma non avrò più gioie né progetti per il futuro, niente. Ci è stato tolto tutto. A volte mi chiedo perché proprio a me e perché è successo tutto questo; cerco di capire, ma non arrivo mai a una conclusione. I Ciontoli continuano a fare la loro vita e io non ne ho più una, né io né mio marito né mio figlio che è morto a vent’anni. Io non so come fanno loro a dormire la notte sapendo che Marco si poteva salvare e invece non hanno fatto niente per aiutarlo.
Martina, fidanzata con suo figlio, dopo quella sera non ha mai provato a contattarla o a darle spiegazioni?
La fidanzata dentro casa mia era trattata come una principessa, era la ragazza Marco, adoravamo mio figlio e adoravamo anche lei. Martina è stata crudele, calcolatrice, non ho parole per descriverla. A me fa paura una ragazza del genere. So che lei lavora come infermiera ma non so come faccia a fare questo mestiere; ogni volta che aiuta qualcuno come fa a non venirle il rimorso di aver potuto salvare il suo ragazzo. Era tutto calcolato, c’era qualcosa sotto che non è mai emerso; un incidente può succedere, ma in quel caso non è stato fatto niente; la casa era pulita e loro hanno avuto la freddezza di dirmi che era caduto dalle scale, hanno mentito. L’operatore del 118 mi chiese perché furono fatte 2 telefonate e Federico al Pit ha risposto: “Sono stato io che ho fatto la prima chiamata ma voi non mi avete creduto”. Come non si può credere a una chiamata? Se tu chiami il 118 l’ambulanza viene, punto. Loro l’hanno disdetta perché avevano dei motivi. Potevo perdonare Martina se mi avesse chiamato per dirmi: “Marina guarda purtroppo a papà è partito un colpo, è stato un incidente, salviamo Marco”. Ma non me l’hanno neanche permesso.
A distanza di tre anni dalla tragica morte di Marco, cosa pensa dell’intera vicenda?
Io ho sempre detto e ribadisco che se non fossero state le urla strazianti di mio figlio sentite dai vicini penso che mio figlio non l’avrei neanche mai più trovato. Loro sono di una freddezza unica; non hanno mai avuto una parola di conforto nei nostri confronti e addirittura Antonio Ciontoli in tribunale ha provocato mio nipote; hanno passato ogni limite. Mi auguro solo che prima o poi paghino per quello che hanno fatto. E’ una famiglia senza valori che ha pensato solo ai proprio scopi, Maria che è la mamma dei due figli ha avuto il solo pensiero di andare dai vicini per capire cosa avessero sentito.
Ha più volte raccontato che la morte di Marco deve essere un messaggio.
Spero che paghino anche i giovani; la nostra legge purtroppo a volte tende a tutelare i giovani incensurati, ma stavolta spero che anche Martina, Federico e Viola paghino perché il messaggio deve passare alla società forte e chiaro. Io non so quello che possa esser successo dentro quella casa, mi sono immaginata tante verità; quello che vorrei è solo che loro paghino e che la giustizia alla fine mi dia ragione. Io all’uscita del Tribunale dopo la sentenza di aprile 2018 ho proprio detto: “Che messaggio facciamo arrivare ai giovani?”. Qui sembra che oggigiorno su 10 giovani solo 1 ha ancora principi sani se tutti pensano di essere tutelati. Purtroppo io potrei dire tante cose, ma per adesso io voglio i fatti, voglio che chi ha ucciso mio figlio paghi. Per me sono 5 persone e voglio che paghino tutti e 5. La mia però non è una vendetta, è solo un discorso per ottenere giustizia. O gli danno l’ergastolo o la pena di morte a me Marco non me lo ridà nessuno. Niente mi fa star bene e nessuna pena può essere paragonata al mio dolore però devono pagare per aver ucciso un ragazzo. Lo Stato deve mettere un fermo; mio figlio è morto ma nessuno ancora è in galera.
Uno dei punti più controversi della vicenda è il perché Marco si trovasse nel bagno con Martina e con Antonio Ciontoli. Lei che idea si è fatta?
Marco, se è vero che è successo tutto nel bagno, sono certa che in quel momento lì dentro poteva esserci solo con Martina. Lui era una persona riservatissima, non si faceva vedere nudo neanche dal padre e da me, figuriamoci dal Ciontoli. Non è vero che Marco gli avrebbe inoltre chiesto di vedere un’arma. Mio figlio non è mai stato appassionato d’armi nemmeno quand’era piccolo, e non ha mai avuto neanche una pistola giocattolo. Le sue passioni erano il cartone Disney Toy Story, giocava con le costruzioni, era appassionato di modellini di moto e macchine e da grande gli piaceva il nuoto e il volo, voleva entrare nell’arma possibilmente aeronautica e volare. Mio figlio dentro quel bagno c’è stato portato per essere lavato.
Cosa le fa più male?
L’hanno privato di dignità nei suoi ultimi momenti; l’hanno lavato, e addirittura l’operatore del 118 l’ha trovato al piano di sotto sdraiato per terra dove vicino c’era un divano; non l’hanno neanche appoggiato su quel divano, ma lasciato sdraiato per terra. Lo hanno rivestito con dei panni che non erano i suoi, hanno fatto sparire una maglietta che non si è più trovata. Io ho anche i miei dubbi che abbia sparato il Ciontoli; finora lui ha detto “Sono stato io” ma in un mare di bugie potrebbe aver detto anche questa. A me chi lo assicura? in quella casa erano in 5 che oggi sono uniti in un branco. Sicuramente c’è stata una lite, una discussione perché non si prende un’arma alle 23.45 solo per giocare. Il pm ha raccontato che l’unica cosa certa secondo la balistica è che qualcuno gli ha sparato dal basso verso l’alto; tutto il resto sono menzogne su menzogne e contraddizioni su contraddizioni.
In molti però le hanno fatto sentire affetto e vicinanza.
Tutta l’Italia aspetta giustizia; mi sono arrivati fiumi di lettere anche dall’estero di persone che non conosco, durante la fiaccolata a Cerveteri che abbiamo organizzato erano quasi 15 mila persone, è c’è stato un vero fiume di gente che ci ha aiutato. Marco mi ha fatto capire che non bisogna pensare solo a coltivare il proprio orticello, ma che c’è ancora chi ha un cuore. Al cimitero vengono da tutta Italia a trovare mio figlio e mi dicono che Marco è diventato il figlio di tutti. Vorrei davvero ringraziare coloro che mi stanno vicino, e che mi danno la forza di continuare a lottare e non mollare.
Cosa spera per il futuro?
Ho promesso a mio figlio di dovergli portare un mazzo di fiori per la giustizia e uno per la verità; la verità non potrò mai più saperla ma confido invece ancora nella giustizia così potrà stare sereno anche lui. La mia famiglia ormai è rovinata, non esiste più una festa, niente. Non sapere la verità è ossessionante come una goccia continua nel cervello. Ora devo essere forte per mio marito e per mia madre; mio padre è andato via con un infarto fulminante, ma dalla morte del nipote non parlava più. Da quella sera a oggi è stato tutto devastante, è soltanto un continuo battersi.
Qual è la cosa che in assoluto le manca di più di Marco?
Ogni mattina esco per andare a trovare mio figlio al cimitero per dargli il buongiorno. Quel buongiorno con lui era una cosa speciale; Marco scendeva le scale e veniva in cucina a fare colazione e quel suo buongiorno mi manca tanto. Vado al cimitero solo per ritrovare il suo buongiorno, ma con mio marito viviamo ormai solo di ricordi.