Abbiamo intervistato in esclusiva per VelvetMag la grafologa Candida Livatino, specializzata in diverse aree della grafologia e nota al grande pubblico per le molteplici collaborazioni con Mattino Cinque, Domenica Live, Pomeriggio Cinque, Quarto Grado, Forum e con diverse testate giornalistiche e settimanali, come per esempio Giallo e Vero, nei quali analizza la grafia dei personaggi al centro dei fatti di cronaca e la scrittura di lettori e lettrici. Ecco che cosa ci ha raccontato l’esperta, in particolare sulla grafia di Freddy Sorgato, indagato insieme alla sorella e all’ex amante per l’omicidio di Isabella Noventa.
Gentile Candida Livatino come si è avvicinata alla grafologia?
Grazie a mio figlio Matteo. Scriveva talmente male che le insegnanti mi dicevano: “Questo ragazzo fa dei temi bellissimi ma ha una scrittura indecifrabile”. Così portai mio figlio da una grafologa e li mi si è aperto un mondo. Mi sono detta “questo sarà il mio futuro, sicuramente”. Mi sono rimessa in discussione tornando ai banchi di scuola non più giovanissima, facendo 5 anni di studio, di cui 3 di grafologia e gli altri per le specializzazioni. Ho fatto tutto questo perché mi sono innamorata della grafologia. Comunque il problema di mio figlio Matteo era che la mano rincorreva la mente, ossia la velocità del pensiero, di conseguenza faceva fatica e scriveva male. Adesso mio figlio, ironia della sorte, scrive in arabo. Lui mi dice sempre: “Vedi mamma se avessi scritto bene non avresti scoperto questo mondo”. Per questo io dico sempre: “Come da una negatività può nascere una positività”. Nel mio percorso ho anche studiato psicologia, però logicamente non sono una psicologa, ma ciò mi aiuta a focalizzarmi sul segno grafologico consentendomi di entrare in empatia con chi ha scritto il messaggio, provando io stessa le emozioni dello scrittore o scrittrice.
Nella sua carriera ha analizzato la grafia di diverse persone, famose e non. Chi tra i personaggi più noti le è rimasto più impresso e perché?
Sono davvero tante le grafie che ho analizzato. Forse la più recente, quella di Christian De Sica che ho approfondito per Studio Aperto. Quello che mi ha colpito di lui è stata la firma. Quest’ultima la potremmo definire come una sorta di biglietto da visita con cui una persona vuole presentarsi al meglio. Non a caso differisce spesso dal testo. De Sica quando ha firmato ha scritto Christian illeggibile, come se lui volesse dirmi che ci sono tanti Christian nel mondo; però, con il trattino molto lungo che segue il nome (come una freccia), evidenzia il cognome, De Sica, come per dire “sono il figlio del grande Vittorio”. Questo mi ha colpito veramente tantissimo. Un’altra scrittura che mi è rimasta impressa è quella di Aldo Moro quando era Presidente del Consiglio. I segni cardini del vissuto nella scrittura erano gli stessi dei periodi precedenti, ma nelle ultime grafie vi erano dei tremolii che erano dovuti al fatto di essere cosciente del pericolo incombente (il rapimento e la sua successiva uccisione da parte delle Brigate Rosse, ndr). Inoltre la sua scrittura andava verso il basso, sintomo che stava vivendo un forte stress emotivo.
Tra le analisi grafologiche da lei svolte vi sono però anche persone note alla cronaca, in quanto accusate dei reati più gravi, come l’omicidio. Quale grafia tra queste l’ha colpita di più e perché?
Prima di tutto ci tengo a precisare che io con le mie analisi non affermo chi è il colpevole. Per questo vi sono le indagini e la giustizia. Io, entrando in empatia con la scrittura di queste persone e analizzando determinati elementi della loro grafia, posso magari percepire se vi è tensione, aggressività, rabbia, frustrazione nella loro scrittura o se stanno vivendo un momento particolare della loro vita, ma ciò non equivale ad una sentenza che li dichiara colpevoli. Per esempio, la grafia di Freddy Sorgato (indagato insieme alla sorella Debora e all’amante Manuela Cacco per l’omicidio di Isabella Noventa, ndr) mi è sembrata non voler far trasparire la sua vera personalità. Dico questo perché solitamente chi scrive in stampatello non vuole rivelare quel che è in realtà. Anche i ragazzi di oggi, che non sono più abituati a scrivere a mano, utilizzano lo stampatello perché è come scrivere al computer. Lo stampatello è una scrittura spersonalizzata e spessissimo la ritrovo in questi personaggi, potenziali assassini.
Nel mese di settembre inizierà il processo d’Appello per l’omicidio di Isabella Noventa. Lei ha analizzato per la sua rubrica nel settimanale Giallo, diretto da Andrea Biavardi, la grafia proprio di Freddy Sorgato. Che cosa ha compreso dalla sua scrittura?
Guardi, proprio parlandone prima, mi è venuto in mente il testo scritto da Freddy Sorgato: mi è rimasto parecchio impresso. Mi ricordo che era in stampatello così da non far capire in toto la sua personalità. Anche le dimensioni delle lettere mi hanno colpito in quanto piccole. Solitamente quando si scrive così vuol dire che la persona è chiusa e riservata, però bisogna sempre vedere in che contesto si trova. Non è il singolo segno che fa comprendere lo stato di chi si ha davanti. L’abilità del grafologo è riuscire a carpire, attraverso gli altri segni, la personalità totale del soggetto. Nel caso di Sorgato la scrittura molto piccola segnala che tiene a bada le emozioni, i sentimenti, mascherando un po’ i suoi veri obiettivi, logicamente nel contesto dello stampatello. Nella sua scrittura è inoltre presente un tremolio che rivela una grossa tensione emotiva ed anche una grande collera, rabbia, che fa fatica a contenere. Inoltre mi ricordo esattamente che la sua grafia era un po’ pendente verso il margine destro, segno di una persona insicura che ha bisogno di un sostegno. Lui si fa quindi vedere forte e determinato, ma è presumibilmente una maschera. Quando una persona è così insicura che fa?! Usa la seduzione, finalizzata non solo a ottenere ciò che desidera, ma anche a ricevere gratificazioni, come abbiamo avuto modo di vedere stando alla ricostruzione degli inquirenti sul caso della povera Isabella Noventa. Dalla grafia di Freddy emerge come quest’ultimo temi l’abbandono, la solitudine. È sempre alla ricerca di qualcosa, come se non fosse mai appagato. È come se volesse colmare un vuoto affettivo. In merito alla firma ricordo che fosse in corsivo e che aveva un riccio sulla parte sinistra del foglio, un po’ come se lui volesse tornare indietro e riappropriarsi di un qualcosa che gli è mancato. Inoltre questo riccio è sintomatico di una persona che non è sincera del tutto.
Analizzando la scrittura di Freddy Sorgato e leggendo i fatti di cronaca riguardanti l’omicidio di Isabella Noventa, lei che idea si è fatta del caso?
Anche qui ci tengo a precisare e a ribadire che è semplicemente una mia idea. Io non sono un giudice e non posso giudicare, però una mia idea me la faccio sempre attraverso la scrittura. Per me è ovvio che c’è stato un omicidio. Quello che mi fa più rabbia è il non dire dove si trovi il corpo di Isabella. È terribile che i familiari non possano piangere la povera donna. Inoltre, di tutta questa vicenda, mi ha colpito la diabolicità di far mettere il giubbino bianco a Manuela Cacco e inscenare che fosse la povera Isabella. Da qui si vede anche quanto emerso dalla scrittura e cioè il fatto che Freddy manipolava la Cacco, innamorata dell’uomo. La seduceva non perché ne era veramente infatuato, ma semplicemente per alimentare il proprio ego. Per me il delitto è stato studiato e premeditato. Inoltre ho trovato veramente di cattivo gusto le affermazioni di Freddy Sorgato in merito alla morte della donna, in particolare quella del gioco erotico.
In conclusione, vista la sua brillante carriera, che progetti ha in cantere per il prossimo futuro?
Visto il successo del mio ultimo libro, che non mi aspettavo, ho in progetto di scrivere un quarto volume. Ovviamente, come i precedenti, l’argomento sarà la grafologia ma spazierò in altre tematiche. Adesso non le posso anticipare di più, però affronterò altri ambiti sempre usando la grafologia ma in cose innovative. Questo perché la mia mente non è mai assopita ma è sempre in movimento.
Photo Credits Candida Livatino