Maria Teresa Giglio, la mamma di Tiziana Cantone, racconta la sua verità: “Mia figlia non ha mai avuto giustizia” [ESCLUSIVA]
Abbiamo intervistato in esclusiva per VelvetMag Maria Teresa Giglio, la mamma di Tiziana Cantone, la 31enne che si è tolta la vita a Mugnano in provincia di Napoli. Dopo il rinvio a giudizio con la sentenza del 19 luglio 2018, ecco che cosa ci ha raccontato una mamma, una donna, che lotta per la verità e soprattutto per la giustizia.
Signora Giglio, proviamo a ricostruire tutti i pezzi di questa triste vicenda, partendo dalle recenti dichiarazioni dell’ex fidanzato di sua figlia Tiziana, Sergio Di Palo.
In merito alle ultime dichiarazioni che ha rilasciato Sergio Di Palo (a Le Iene l’uomo aveva dichiarato tra le lacrime di amare Tiziana Cantone ndr.) vorrei dire che quest’uomo si trova ad affrontare una vicenda giudiziaria complicata, molto grave; ci sarà un processo a suo carico con ben tre capi d’imputazione: falso, calunnia e accesso abusivo informatico ed è proprio l’accesso abusivo ai dati informatici il più grave; Di Palo è stato aiutato da Mirco Rivola.
Chi è Mirco Rivola e perché avrebbe aiutato Di Palo?
Di Palo avrebbe dato il compito al suo consulente informatico, Mirco Rivola, che conosceva già da tempo, e non è vero che lo aveva ingaggiato dopo, poiché già dal 2013 entrambi erano iscritti a siti di scambisti. Mia figlia invece non è stata mai iscritta a questo siti, soltanto nel periodo in cui è andata a convivere con lui nell’autunno del 2014 fino a settembre 2015 e sono avvenute tutte queste cose spiacevoli. Era lui che gestiva tutte le situazioni; l’accesso abusivo ai dati informatici riguarda proprio questo, che tale Mirco Rivola, consulente informatico, avrebbe rimosso tante cose sul web che però andavano contro Di Palo; si vedeva la sua faccia e quest’ultimo ha fatto rimuovere proprio le cose che potevano essere elementi utili oggi.
Cosa pensa dunque di quest’uomo?
Ognuno per difendersi ha il diritto anche di mentire, ma le testimonianze che lui ha fatto uscire fuori vanno contro di lui e dimostrano che persona è. Innanzi tutto, un manipolatore, bugiardo, meschino e ipocrita che vuole sembrare agli altri ciò che non è. Quello che ha detto a Le Iene senza mostrare il suo volto, ovvero che lui amava Tiziana, che si sarebbe voluto togliere la vita anche lui se non fosse stato per la sua famiglia; ma io ho delle prove che verranno fuori al processo e che dimostrano quanto lui fosse incapace di amare.
Di quali prove parla?
Ho le conversazioni di questo soggetto con mia figlia che erano tutte improntate con un linguaggio molto volgare che non si può ripetere, scurrile, che faceva parte della sua perversione. Lui non era un uomo capace di amare e di avere rapporti normali; aveva bisogno di vedere la propria donna con altri uomini e di filmarla.
Che cosa secondo lei rappresentava quest’uomo per sua figlia?
Purtroppo mia figlia aveva paura ma lui l’aveva manipolata, facendola cadere in una rete dalla quale era molto difficile riemergere; Tiziana lo vedeva come un uomo maturo e sicuro di sé e usciva inoltre da una relazione non molto felice con un avvocato di Salerno con il quale desiderava tanto avere una famiglia. Di Palo all’inizio sembrava molto innamorato; pieno di tenerezza, di affetto, di attenzioni; disse che l’avrebbe sposata perché non aveva problemi economici e aveva una certa età; le fece credere tante cose e poi quando lei è andata a convivere con lui piano piano ha incominciato a dare “bastone e carota”. I manipolatori sono un po’ come dottor Jekyll e Mister Hyde: mentre da una parte ti fanno abbassare l’autostima, ti offendono, ti calpestano la dignità, non ti fanno sentire mai all’altezza delle situazioni, poi dall’altra parte ti accarezzano.
Lei parla di manipolazione; lo spieghi meglio.
Quando Tiziana stava con lui l’ha fatta anche ammalare; appena iniziata la relazione l’ha costretta ad andare da una psicologa che non era neanche abilitata ad esercitare la professione di psicoterapeuta; era abilitata solo per dieci sedute mentre mia figlia è stata lì per un anno e mezzo e poi le hanno dato una cura per alcolisti mentre mia figlia non lo era; evidentemente forse beveva qualche bicchiere in più come tutti i giovani oppure le davano qualche droga, non lo so perché volevano confonderla mentre lei non accettava questo tipo di rapporti perché era una ragazza normale.
Ci racconti allora chi era Tiziana.
Io non ho mai detto che era una santa perché qui nessuno è santo, ma non è mai stata una pervertita e mai iscritta a siti di scambisti; soltanto nel periodo in cui era accanto a questa persona, indotta da lui. Mia figlia non ha mai provocato, tanto che spesso le ripetevo quanto fosse timida; lei non ha mai avuto atteggiamenti provocanti. Sulla sua pagina Facebook ad esempio non ha mai messo una foto volgare; è stata anzi sempre molto discreta e riservata. Lui dovrebbe vergognarsi di offendere la memoria di Tiziana dopo aver offeso già la sua vita.
Che cosa si aspetta succederà nei prossimi mesi?
Mi aspetto che avvenga ciò che non è mai avvenuto prima. Mia figlia non ha mai avuto giustizia; hanno aspettato che si togliesse la vita, se di questo si tratta, perché io non ne sono convinta. E poi secondo me si doveva procedere per omicidio perché tutti questi commenti che hanno fatto su mia figlia, tutti quei gadget, le magliette, addirittura venduti nei negozi della nostra città a Napoli che esponevano questa scritta fuori “Bravo”, è una cosa vergognosa, di una cattiveria ignobile e spero dunque che la giustizia e l’attenzione che non ha avuto prima questa vicenda, l’abbia adesso. Ringrazio anche questa pm (che il 19 luglio ha rinviato Di Palo a giudizio ndr.) che mi ha dato una soddisfazione. Evidentemente avendo un’idea più precisa di questa brutta e triste vicenda sta andando a fondo; verranno anche altri elementi a galla perché il mio avvocato sta facendo le sue indagini poiché questo signore la pagherà cara per tutto quello che ha fatto a mia figlia.
Che cosa, se di questo si tratta, ha potuto spingere Tiziana a togliersi la vita?
Ciò che l’ha potuta spingere è stato lui. La tempestava di telefonate; all’epoca lei iniziò anche una pratica per cambiare il cognome e aveva ottenuto il decreto ma non ha avuto il tempo di firmarlo. L’avvocato che si occupò della pratica aveva molta simpatia per lei; io l’avevo incoraggiata ad uscire perché quando stava con Di Palo viveva addirittura segregata in casa. Lui non poteva far vedere agli altri che uscivano insieme altrimenti gli altri si sarebbero chiesti come mai la fidanzata l’ha tradito e lui continuava a stare con lei. Di Palo voleva rimanere nell’ombra e quindi i due restavano in casa. Questo è anche sequestro di persona. Tiziana accettò l’invito di questo avvocato che era una persona molto perbene e una sera a cena con lui incontrò in un locale la sorella di questo Di Palo, la quale avrà informato il fratello, facendo sì che Sergio andasse su tutte le furie, mandando persino un messaggio a Tiziana minacciandola di morte: “Io ti strangolo” le scrisse.
Ci racconta di quel maledetto 13 settembre 2016?
Io non so cosa sia successo davvero in quella tavernetta quel pomeriggio; lei si è trattenuta molto tempo, si è portata un pacchetto di sigarette e il telefonino. Lui doveva portarci i soldi del famoso risarcimento (dopo la sentenza del ricorso d’urgenza per far presente l’ennesima denuncia ex articolo 700 con la richiesta di rimuovere tutti i contenuti e i post su alcuni social media) di una sentenza emessa dopo 14 mesi; venne condannato Facebook e altre testate on line ma poi costrinsero Tiziana al pagamento di ben 23mila euro di spese contro questi colossi del web che tutt’ora hanno ancora tanti contenuti. Quella è stata la più grande mortificazione.
Continuamente ripete “se di suicidio di parla”; cosa vuole intendere con queste parole?
A indurla al suicidio, se di questo si tratta, perché l’hanno trovato tutti molto strano, dai giornalisti agli avvocati per come è stata trovata nella posizione in cui era. La vita se l’è tolta giù alla tavernetta. L’ultima telefonata l’ha avuta con lui, ma a me chi me lo dice che non si sono incontrati visto che Di Palo doveva portarci proprio questi soldi? Lei non voleva che fossi io a pagare. Se io sono sopravvissuta è un miracolo che forse deve significare qualcosa, è mia figlia che grida giustizia. Io lotto perché questo mi aiuta anche a non soffermarmi, perché io lottando è come se continuassi a prendermi cura di lei e posso sentirla vicina.
Che cosa le fa pensare che non si tratterebbe di suicidio?
Mia figlia si stava riprendendo con l’aiuto di persone sensibili ed empatiche, oltre a quest’avvocato che aveva conosciuto. Siamo state anche in vacanza insieme in Sardegna. Se lei voleva suicidarsi l’avrebbe fatto prima; ad esempio aveva ordinato un bracciale che doveva essere consegnato 15 giorni dopo il fatto.
Queste situazioni sembrano sempre molto lontane, ma poi un giorno ci si ritrova dentro; lei che lo sta vivendo sulla sua pelle, cosa vorrebbe dire ai ragazzi nell’utilizzo di questi social? Diamo un messaggio.
Bisogna stare attenti all’uso dei social e all’uso delle parole perché possono anche uccidere se usate male e fuori luogo. Bisogna essere consapevoli che le parole arrecano un tale danno alla persona al di là dello schermo, che può portare anche a conseguenze come quelle di mia figlia. Chi fa un commento deve essere cosciente; spesso sono proprio gli adulti che vanno a sfogare le loro frustrazioni, il loro odio: i famosi haters. L’unico deterrente per me è questa mia lotta che ho iniziato da tempo e che porterò avanti; questa diventerà una vera guerra a livello internazionale.
E le istituzioni secondo lei sono presenti in questi casi?
Voglio che le istituzioni si sensibilizzino seriamente nei confronti di questo problema, mi rivolgerò con il mio avvocato al Presidente della Repubblica; ci vogliono delle norme che vadano a responsabilizzare anche i colossi del web perché non aver leggi per fermare un meccanismo come quello di Internet e non avere strumenti giusti perché i social sono luoghi di impunità, deve finire.
Qual è la cosa che le manca di più di Tiziana?
Mi mancano le sue carezze, i consigli, la sua dolcezza, mi mancano i suoi baci, quelle cose divertenti che facevamo tra di noi. Le piacevano alcuni gesti miei che facevo all’improvviso; la cosa che mi è rimasta impressa è che spesso quando ero seduta sul divano lei si girava ogni tanto con i suoi occhioni e mi diceva “Mamma quanto ti voglio bene, sei la mia vita”.
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