Dopo la decisione del gup che ha rinviato a giudizio l’ex fidanzato di Tiziana Cantone per simulazione di reato, calunnia, accesso abusivo del sistema informatico, l’attenzione si sofferma sulle dichiarazioni rese proprio dall’imprenditore Sergio Di Palo poco dopo il suicidio della ragazza di Mugnano.
Sono passati quasi due anni dalla morte di Tiziana Cantone, la ragazza di Mugnano suicidatasi dopo aver subito per più di un anno una vera e propria gogna mediatica a causa della diffusione in rete, contro il suo volere, di alcuni filmati hot che la vedevano protagonista. La mamma della ragazza, Maria Teresa Giglio, non ha mai smesso di lottare per ottenere giustizia e più volte ha reso nota la battaglia che sta affrontando. Una giustizia che soltanto ora sembra portare qualche frutto. Il 19 luglio il gup del Tribunale di Napoli ha rinviato a giudizio l’ex fidanzato della giovane, Sergio Di Palo, per simulazione di reato, calunnia, accesso abusivo del sistema informatico in merito proprio all’inchiesta riguardante il caso della giovane di Mugnano.
Stando alla ricostruzione dei fatti, tali accuse fanno riferimento a tre momenti diversi: la simulazione di reato risale alla falsa denuncia di smarrimento del telefonino, fatta da Di Palo assieme a Tiziana nell’aprile del 2015; mentre la calunnia riguarda la prima denuncia sporta nel maggio del 2015, nei confronti di cinque persone accusate in un primo momento di aver diffuso i filmati, scagionati dalla stessa ragazza nella sua terza denuncia, nella quale ammetteva che la storia dello smarrimento del cellulare non era veritiera e che in accordo con l’ex dichiarò il falso. Tiziana, secondo la madre, era stata plagiata da Sergio Di Palo, per il quale lei provava un forte sentimento, che però evidentemente non era corrisposto, visto l’ultimo messaggio che lui le inviò, dove le scrisse “Per me sei solo un buco”. Una frase pesante, che si pone in netto contrasto con l’intervista che rilasciò l’imprenditore a Le Iene a telecamere spente, dove rivelò di essere veramente distrutto per la morte della giovane perché l’amava e le voleva un gran bene.
Per quanto riguarda l’accusa d’accesso abusivo nel sistema informatico del telefonino della 31enne, essa si riferisce al tentativo di assoldare un consulente privato per entrare nel cloud dell’ex fidanzata e rimuovere alcune tracce, tra cui una serie di conversazioni avvenute proprio con Tiziana. Logicamente l’imprenditore Sergio Di Palo venne ascoltato dai magistrati, ai quali raccontò la propria versione dei fatti sulla diffusione dei filmati hot e sul rapporto che aveva con Tiziana Cantone. L’uomo rivelò che tra lui e la giovane la storia era finita ma che tra i due il rapporto era tornato sereno. Per Di Palo la 31enne probabilmente era turbata dalla pubblicazione della sentenza, che la obbligava a pagare più di 18 mila euro nel processo contro i colossi della rete, e forse qualcosa accaduta nelle ore o nei giorni precedenti al suicidio l’ha portata a compiere tale gesto. Va ricordato che Sergio Di Palo non è indagato per istigazione al suicidio, ma probabilmente questo processo potrà fare luce su alcuni fatti di questa tragica vicenda.
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