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Omicidio Marco Vannini, dichiarazione shock di Roberta Bruzzone: “Non è sicuro che sia stato Antonio Ciontoli a sparare”

Dopo aver lette le motivazioni della sentenza riguardanti l’omicidio di Marco Vannini, la criminologa e psicologa forense Roberta Bruzzone torna parlare dell’omicidio del 20enne, ucciso da un colpo di pistola mentre si trovava nella villetta di famiglia della fidanzata Martina Ciontoli.

Sono state rese note le motivazioni della sentenza riguardante la morte di Marco Vannini, il ragazzo ucciso da un colpo di pistola il 17 maggio del 2015, mentre si trovava nella villetta di famiglia della fidanzata Martina Ciontoli. Una morte inspiegabile, che ha sconvolto l’intera opinione pubblica. La dinamica dell’omicidio, nonostante la conclusione del processo di primo grado, non è ancora chiara nel minimo dettaglio. Per la Corte d’Assise di Roma a sparare è stato il capofamiglia Antonio Ciontoli, condannato per omicidio volontario a 14 anni di reclusione, mentre la moglie, Maria Pezzillo, e i due figli, Martina e Federico Ciontoli, sono stati condannati per omicidio colposo a 3 anni. Infine i giudici hanno assolto Viola Giorgini, presente al momento dell’omicidio e accusata di omissione di soccorso.

La mamma di Marco Vannini, che fin dal primo giorno insieme alla famiglia lotta per ottenere verità e giustizia, si è sfogata durante La Vita in Diretta Estate, muovendo pesanti accuse contro uno degli indagati: Federico Ciontoli. La signora Marina Conte ritiene infatti che, a sparare al figlio, sia stato proprio quest’ultimo, in quanto Marco e Federico non avevano un buon rapporto. “Io sono certa, e una mamma non si sbaglia mai, che prima dello sparo è accaduto qualcosa di molto grave. Secondo me c’è stato un litigio, nel quale potrebbero essere stati coinvolti Marco, Martina e Federico“, ha dichiarato la donna ai microfoni di Rai 1.

La criminologa e psicologa forense Roberta Bruzzone, nella sua rubrica del settimanale Giallo, in edicola a partire da oggi, 5 luglio 2018, è tornata proprio sul caso di Marco Vannini, commentando quanto emerso dalle motivazioni: “Nella sentenza si leggono molte cose, alcune delle quali difficili da condividere a mio avviso. Ci sono numerosi punti oscuri e, a mio parere, non si è ancora raggiunta l’assoluta certezza su chi impugnasse davvero l’arma. Le parole di Ciontoli non sono mai riuscite a convincermi. Mi auguro che la Procura di Roma non voglia gettare la spugna e decida di proporre Appello nei confronti di una sentenza che ha lasciato l’amaro in bocca“.

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