Omicidio Sarah Scazzi, le autoaccuse di Michele Misseri sono prive di fondamento? La risposta shock di Roberta Bruzzone
La criminologa e psicologa forense Roberta Bruzzone torna a parlare, nella sua rubrica nel settimanale Giallo, delle autoaccuse di Michele Misseri in merito all’omicidio della nipote di Sarah Scazzi, la 15enne di Avetrana uccisa il 26 agosto del 2010.
Michele Misseri era tornato, ancora una volta, ad assumersi la piena responsabilità dell’omicidio della nipote, Sarah Scazzi, avvenuto il 26 agosto del 2010 ad Avetrana. Non creduto dai giudici, i quali lo hanno condannato in via definitiva a 8 anni di reclusione per aver nascosto il corpo della minorenne, ritenendo colpevoli dell’omicidio la moglie Cosima Serrano e la figlia Sabrina Misseri, entrambe condannate all’ergastolo, Michele Misseri si era rivolto direttamente alla mamma di Sarah Scazzi, Concetta Serrano. Il contadino di Avetrana, che al momento è ancora sotto processo per calunnia nei confronti del suo ex legale, Daniele Galoppa, e della criminologa Roberta Bruzzone, aveva chiesto nella missiva perdono per quanto commesso, sostenendo di aver agito da solo.
La mamma della povera Sarah Scazzi, nelle settimane precedenti, si era sfogata con il settimanale diretto da Andrea Biavardi, rivelando di aver sperato che su quei fogli Michele Misseri avesse finalmente scritto la verità: “Leggendola sono rimasta delusa e amareggiata, più di prima”. Anche la criminologa e psicologa forense Roberta Bruzzone è tornata sulla questione scrivendo: “Misseri chiede perdono a Concetta ribadendo sul punto il suo ruolo di unico assassino. E fin qui nulla di nuovo. Ma stavolta l’ex contadino di Avetrana si è spinto oltre invitando esplicitamente la cognata a ‘non credere agli avvocati bugiardi’“.
“Molti si chiedono come sia possibile che Misseri, dopo tanti anni passati infruttuosamente a sostenere la sua colpevolezza, continui imperterrito in tale direzione dopo aver reso versioni completamente diverse – continua la criminologa Roberta Bruzzone sul settimanale Giallo -. A mio avviso la risposta è da ricercare all’interno delle dinamiche che caratterizzavano il quadro familiare complessivo. Quando Michele Misseri confessa addossandosi la responsabilità dell’omicidio in maniera del tutto sgangherata, contraddittoria e poco credibile, questo ‘sacrificio’ viene accolto con così grande favore da diventare il pilastro fondamentale della difesa delle due donne. A mio avviso scegliere il padre come capro espiatorio è forse l’aspetto più sconcertante della vicenda, secondo soltanto alle modalità con cui è stata uccisa Sarah e poi gettata nel pozzo di Nardò per nascondere il più sconvolgente dei segreti di famiglia”.
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