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Caso Emanuela Orlandi, Accetti smentisce il fratello sulla telefonata shock: “È una mega balla”

Torna a far discutere la scomparsa di Emanuela Orlandi, la 15enne sparita nel nulla il 22 giugno del 1983. Dopo la recente rivelazione del fratello sulla telefonata dei rapitori al Vaticano, interviene Marco Accetti, fotografo che nel 2013 confessò di aver partecipato al sequestro per conto di un gruppo di laici ed ecclesiastici interessati a contrastare la politica fermamente anticomunista di papa Wojtyla.

Dopo le recenti rivelazioni di Pietro Orlandi sulla telefonata ricevuta dal Vaticano da parte dei rapitori della 15enne sparita nel nulla il 22 giugno del 1983, il rapitore reo confesso di Emanuela Orlandi, il fotografo Marco Accetti, torna a parlare. L’uomo venne indagato dalla Procura di Roma nel 2013, quando confessò alcuni fatti, e venne iscritto nel registro per il caso Orlandi-Gregori (Mirella Gregori, la 15enne romana scomparsa misteriosamente a Roma il 7 maggio del 1983). Il fotografo venne poi prosciolto e accusato invece di calunnia e autocalunnia dalla Procura romana.

Ascoltato dal giornalista Fabrizio Peronaci, il quale riporta in esclusiva la notizia sul suo gruppo Facebook Giornalismo Investigativo, Accetti smentisce quanto dichiarato dal fratello di Emanuela Orlandi: “È una mega balla, una menzogna totale. Il cosiddetto ‘Americano’ ero io, le telefonate in Vaticano le ho fatte io e quindi lo posso dire con assoluta certezza: la sera della scomparsa della ragazza, quel 22 giugno, non ci fu nessuna telefonata né al centralino, né alla sala stampa della Santa Sede. I nostri primi contatti avvennero qualche giorno dopo, il primo con una comunicazione brevissima alla sala stampa”. “Quella telefonata non esiste, è una falsità. Assurdo pensare che un’ora dopo l’azione noi ci mettessimo a telefonare – continua il fotografo lanciando una vera e propria frecciatina al fratello di Emanuela Orlandi – La verità è che accusare ‘Il Vaticano’ fa notizia, porta soldi, garantisce audience in televisione. Anche se non è vero“.

Lo stesso Accetti, come riporta Fabrizio Peronaci sul gruppo Facebook, in merito alle registrazioni audio finite agli atti nell’inchiesta ha aggiunto: “Posso rivolgere una domanda a tutta la famiglia Orlandi? La domanda è questa: nell’83 cosa diceste tra voi quando uscì il primo nastro, quello in cui la ragazza ripete più volte quale classe frequenta? Pensaste che era Emanuela, giusto? Bene. Poi, dopo aver ascoltato il nastro successivo con la voce della ragazza che dice di essere stanca e altri frasi, cosa pensaste? – e alterato aggiunge – Posso conoscere il vostro parere, cortesemente? In questo secondo nastro la voce era di Emanuela o no? Di recente l’avete ascoltata di nuovo. Non la trovate identica alla voce del primo nastro? Ottimo, ora è tutto chiaro. Come voi sapete, sul retro di questo secondo nastro c’è la mia voce, mentre leggo un comunicato. Davanti a questa evidenza cosa dite? Sostenete ancora che io non ho avuto un ruolo nel sequestro della vostra congiunta? E perché lo fate? Perché non vi indigna che uno dei responsabili, io, non abbia fatto neanche un giorno di galera? Pensavo a questo, stasera, nel giorno dei 35 anni da quel 22 giugno, mentre guardavo il cielo solcato da bellissimi disegni di nuvole. Perché voi Orlandi fate di tutto per farmi passare per mitomane? C’è qualcosa che non vi piace che io possa dire?” . Così ha concluso lo sfogo Marco Accetti con il giornalista Fabrizio Peronaci. Il Vaticano al momento non ha ancora risposto alle recenti dichiarazioni del fratello di Emanuela Orlandi.

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