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Nicolas soffocato a 4 anni, la mamma fece una foto al figlio morente? L’indiscrezione shock

Si riaccendono i riflettori sulla morte di Nicolas Schon, il bambino di soli 4 anni soffocato a Carpi. La madre resta al momento indagata come atto dovuto, ma il settimanale Giallo rivela un dettaglio agghiacciante.

Una notizia shock quella riportata dal settimanale Giallo, che continua a seguire con grande attenzione il caso di Nicolas Schon, il bambino di 4 anni deceduto il 24 aprile scorso, in circostanze ancora tutte da chiarire. Nelle prossime settimane sarà consegnata al pm che coordina le indagini la relazione del medico legale, svolta sul corpicino del bimbo. Al momento sono ancora molti i dubbi che aleggiano sul caso, a partire dalla dichiarazione della mamma del piccolo, Anna Beltrami, la quale ha raccontato che Nicolas si sarebbe soffocato con un pupazzetto in plastica dura, mentre giocava in un campo di Carpi. I medici legali hanno però individuato una lesione sulla fronte del bimbo ed una ecchimosi al labbro, mentre il cavo orale non presenta alcuna segno compatibile con la ricostruzione fornita dalla donna.

Gli inquirenti, che hanno indagato come atto dovuto la madre del piccolo Nicolas, nutrono molte perplessità sulla ricostruzione delle donna. Stando quanto riportato in esclusiva dal settimanale Giallo, alcune persone presenti in ospedale il giorno della morte del piccolo hanno riferito che Anna Beltrami, mentre era davanti al figlio in fin di vita, ha preso il cellulare per scattare una foto. La donna, secondo le testimonianze riportate dal giornale diretto da Andrea Biavardi, avrebbe successivamente inviato la foto in questione ad un contatto della sua rubrica.

Nello specifico Anna Beltrami avrebbe inviato tale immagine al suo datore di lavoro in quanto, vista la situazione, si era completamente scordata di avvisarlo che non sarebbe andata presso la struttura alberghiera, nella quale presta servizio come addetta alla reception. Questo suo comportamento ha fatto però sorgere alcuni dubbi: possibile che la donna, nel pieno della disperazione, abbia agito con tale “leggerezza”? Non poteva semplicemente scrivere o chiamare al suo datore di lavoro, spiegandogli la situazione, dopo essere stata contattata da lui stesso? Logicamente tale comportamento non fornisce alcun indizio, né una prova sulla sua colpevolezza.

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