Gli avvocati della famiglia Ciontoli e di Viola Giorgini, tutti indagati e processati con esito diverso per l’omicidio di Marco Vannini, accusano Le Iene di enormi inesattezze nel servizio andato in onda. Giulio Golia risponde alla lettera dei legali analizzando punto per punto le loro affermazioni.
Si riaccendono i riflettori sulla morte di Marco Vannini, il ragazzo ucciso da un colpo di pistola il 17 maggio del 2015, mentre si trovava nella villetta di famiglia della fidanzata Martina Ciontoli. La dinamica dell’omicidio, nonostante la conclusione del processo di primo grado, non è ancora chiara nel minimo dettaglio. Giulio Golia de Le Iene aveva cercato di fare luce su quanto accaduto nell’abitazione, provando a rintracciare la famiglia Ciontoli, ma quest’ultimi avevano preferito non rompere il silenzio. Secondo la verità processuale a sparare è stato il capofamiglia Antonio Ciontoli, condannato per omicidio volontario a 14 anni di reclusione, la moglie, Maria Pezzillo, e i due figli, Martina e Federico Ciontoli, sono stati condannati per omicidio colposo a 3 anni, mentre Viola Giorgini, presente al momento dell’omicidio, è stata assolta dall’accusa di omissione di soccorso.
Nei giorni successivi al servizio de Le Iene, andato in onda il 13 maggio scorso, gli avvocati difensori hanno inviato una lettera alla redazione precisando tutte le inesattezze presenti nel report. Il servizio, a loro avviso, sarebbe infarcito di elementi storici completamente distorti e lontani dalle certezze processuali ed inoltre molte affermazioni sarebbero da ritenersi prive di fondamento. Giulio Golia ha però evidenziato di aver analizzato soltanto la versione dei fatti fornita dai Ciontoli, evidenziando le incongruenze presenti tra le intercettazioni ambientali in caserma, gli interrogatori dei Carabinieri a poche ore dalla morte di Marco Vannini e quelli svolti dalla pm a 5 mesi dalla tragedia. Proprio su tale punto gli avvocati difensori contestano il programma: a loro avviso gli audio degli interrogatori svolti nel 2015 sono superati dal dibattimento processuale di primo grado, in quanto tutti gli imputati, ad esclusione di Maria Pezzillo, hanno testimoniato fornendo le proprie versioni dei fatti, precisando e chiarendo molti aspetti contenuti negli interrogatori mandati in onda nel servizio.
I legali contestano anche le dichiarazioni dell’esperto forense intervistato da Le Iene, il quale era stato chiamato per fare chiarezza sul funzionamento della pistola che ha esploso il colpo. Per gli avvocati aver propinato tali interrogatori ha costituito l’ennesima distorsione della verità processuale, frutto di una visione a senso unico della vicenda. I legali hanno inoltre precisato che Antonio Ciontoli non era pratico di pistole e ciò lo dimostrerebbe anche il fatto di non sapere che le armi andrebbero pulite subito dopo il loro uso e non prima, cosa evidenziata dall’esperto forense intervistato da Le Iene. Giulio Golia ha però smentito punto per punto quanto evidenziato dai legali: sostenendo di aver provato, come si evince nel “servizio incriminato”, ad ascoltare la verità dai diretti interessati e di aver interpellato l’esperto proprio per comprendere oggettivamente il funzionamento dell’arma così da confrontarla con quanto affermato da Antonio Ciontoli nei primi interrogatori, anche se il capofamiglia, in sede processuale, ha cambiato versione dei fatti.
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