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Mirella Gregori come Emanuela Orlandi, scomparsa e dimenticata: “Trattata come cittadina di serie B”

La verità sulla scomparsa di Mirella Gregori sembra non emergere a galla, così come quella dell’altra 15enne Emanuela Orlandi. Dopo trentacinque anni la sorella di Mirella torna a parlare per tutte le famiglie delle persone scomparse nel nulla.

Sono molti i casi di scomparsa restati irrisolti in Italia: 48 mila sono le persone sparite nel nulla a partire dal 1974 ad oggi. Un dato impressionante che allo stesso tempo desta preoccupazione. Inevitabilmente tornando indietro con la memoria si torna ai gradi casi di scomparsa, come quello di Mirella Gregori, la 15enne romana di cui non si ha nessuna traccia dal 7 maggio del 1983, avvenuta poche settimane prima di quella di Emanuela Orlandi, anche lei 15enne. Per un periodo si ipotizzò che i due casi fossero collegati, ma ad accomunarli è che entrambe le due adolescenti non sono mai state più ritrovate.

Mirella Gregori, figlia minore dei titolari di un bar sito in via Volturno a Roma, all’epoca dei fatti aveva 15 anni. Da tutti veniva descritta come una ragazza studiosa. Quel 7 maggio del 1983 si recò a scuola regolarmente e tornò a casa attorno alle 14, dopo essersi intrattenuta con un’amica. Nel primo pomeriggio uscì, dicendo alla madre di avere un appuntamento con un vecchio compagno di classe. Da quel momento però la famiglia non ha più avuto sue notizie.

La sorella dell’allora 15enne, Antonietta Gregori, è tornata a parlare della scomparsa di Mirella dopo trentacinque anni, in un incontro presso l’Università degli Studi eCampus. La donna, insieme all’Associazione Penelope, ha voluto cogliere quest’occasione per riaccendere i riflettori sugli innumerevoli casi di persone scomparse, tuonando: “Vorrei che Mirella smettesse di essere una cittadina di serie B e, con lei, tutte quelle persone scomparse nel nulla. Un numero che equivale ad un piccolo paese, ma di cui ci si occupa ancora troppo poco”. La sorella di Mirella Gregori, facendo parte dell’Associazione Penelope, ha precisato: “Mi rendo conto di quanto sia importante sensibilizzare i ragazzi e tutta la popolazione verso questo problema, che per fortuna non tocca tutti personalmente, ma che ci riguarda tutti da vicino. Perdere in questo modo un familiare è qualcosa di peggiore della morte, qualcosa che non permette mai di rassegnarsi“.

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