Il Tribunale del Riesame de L’Aquila si è pronunciato in merito alla richiesta di scarcerazione avanzata dai legali di Giuseppe e Simone Santoleri, indagati per l’omicidio della rispettiva moglie e madre Renata Rapposelli.
Per il Tribunale del Riesame non vi sono dubbi: Giuseppe e Simone Santoleri, entrambi accusati di omicidio aggravato in concorso e occultamento di cadavere, al momento, devono rimanere in carcere. Il Tribunale de L’Aquila la mattina del 19 aprile ha quindi confermato l’applicazione della custodia cautelare per i due uomini indagati rispettivamente per il delitto della moglie e madre Renata Rapposelli. I due uomini, proprio in tale data, hanno avuto la possibilità di rivedersi dopo il trasferimento con urgenza dal carcere di Teramo a quello di Lanciano di Simone Santoleri. Provvedimento messo in atto dal Pubblico Ministero Enrica Medori dopo che l’indagato è stato trovato a terra ferito per aver sbattuto la testa contro le sbarre al reparto di accettazione del carcere di Castrogno, provocandosi un trauma cranico.
A spingere il Tribunale del Riesame de L’Aquila a tale decisione sono state le rivelazioni dei compagni di cella dei due uomini, soprattutto quelli di Simone Santoleri. Stando quanto riportato dalla stampa locale, il figlio della pittrice Renata Rapposelli avrebbe raccontato particolari importanti sulla morte della madre.
Per la Procura, che non ha ancora chiuso le indagini sulla morte della 64enne, scomparsa nel nulla da Giulianova nel pomeriggio del 9 ottobre del 2017 e il cui cadavere fu rinvenuto il 10 novembre del 2017 sulle rive del fiume Chienti, i due uomini avrebbero provato, soprattutto Simone Santoleri, ad inquinare le prove a loro carico, come per esempio con la rottamazione della Fiat 600 bianca in loro possesso. Proprio la macchina nei mesi precedenti è stata oggetto di molteplici accertamenti. Stando ad una prima ricostruzione degli inquirenti Renata Rapposelli, dopo essere stata strangolata o soffocata, è stata riposta nella vettura dei Santoleri e trasportata pochi giorni dopo il decesso sulle rive del fiume Chienti. Purtroppo proprio per l’alto stato di decomposizione del corpo della donna non è stato possibile risalire con certezza alle cause della morte.
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