Omicidio Renata Rapposelli, il figlio e il marito scarcerati? Tutta la verità
Si accendono nuovamente i riflettori sull’omicidio della pittrice Renata Rapposelli i cui soli indagati sono il figlio Simone e il marito Giuseppe Santoleri. Proprio sul loro arresto cautelare è stata fissata un’udienza.
Il 19 aprile 2018, alle ore 9, avrà inizio l’udienza presso il Tribunale del Riesame di L’Aquila, nella quale si discuterà il ricorso in merito alla richiesta di scarcerazione preventiva dei due imputati, presentata dagli avvocati difensori di Giuseppe e Simone Santoleri, entrambi indagati per omicidio aggravato in concorso e di occultamento del cadavere della pittrice Renata Rapposelli. Il marito della vittima insieme al figlio sono entrambi ritenuti colpevoli della morte della 64enne, scomparsa nel nulla da Giulianova nel pomeriggio del 9 ottobre del 2017 e il cui cadavere fu rinvenuto il 10 novembre del 2017 sulle rive del fiume Chienti, in una zona impervia in contrada Abbadia di Fiastra, a Tolentino.
Il 6 marzo scorso il figlio Simone Santoleri e l’ex marito della pittrice, Giuseppe Santoleri, sono stati arrestati e attualmente sono detenuti presso il carcere a Castrogno, in provincia di Teramo. A firmare l’ordinanza di custodia cautelare dei due uomini è stato il gip di Ancona che, dopo aver deposto la misura, ha trasferito gli atti, per competenza, alla Procura di Teramo. Da qui la nuova richiesta di arresto che li ha raggiunti in carcere, firmata dal gip Roberto Veneziano. Tale misura cautelare, stando chi indaga, si era resa necessaria in quanto i due indagati, soprattutto Simone Santoleri, avrebbero cercato di inquinare le prove a loro carico, come per esempio la rottamazione della Fiat 600 bianca in loro possesso.
Proprio la macchina nei mesi precedenti è stata oggetto di molteplici accertamenti. Stando ad una prima ricostruzione degli inquirenti Renata Rapposelli, dopo essere stata strangolata o soffocata, è stata riposta nella vettura dei Santoleri e trasportata pochi giorni dopo il decesso sulle rive del fiume Chienti. Purtroppo proprio per l’alto stato di decomposizione del corpo della donna non è stato possibile risalire con certezza alle cause della morte.
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