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Cose da Vip

Omicidio Noventa, la rivelazione shock dei fratelli Sorgato sul cadavere di Isabella

I legali dei tre condannati per l’omicidio di Isabella Noventa si preparano per il processo d’Appello. Una perizia sembra confermare la tesi da sempre sostenuta da Freddy Srorgato: il corpo della segretaria di Albignasego è stato gettato nel fiume Brenta e nel giro di 48 ore sarebbe arrivato in mare.

Che fine ha fatto il corpo di Isabella Noventa, la segretaria 54enne scomparsa nella notte tra il 15 e il 16 gennaio 2016 e dalla cui morte sono stati condannati in primo grado a 30 anni di reclusione l’amante Freddy Sorgato e la sorella Debora, mentre condannata a 16 anni e 10 mesi la tabaccaia Manuela Cacco, rimane un mistero. L’uomo con la passione per il ballo ha sempre sostenuto di essersi liberato del corpo della donna gettandola nel fiume Brenta. Le ricerche effettuate in questi anni, in cui purtroppo ha perso la vita il Sostituto Commissario Rosario Sanarico, sommozzatore della Polizia dello Stato, non hanno portato a nulla.

Per i legali dei Sorgato la pena è ingiusta e contestano la premeditazione: Freddy e la sorella Debora non avevano organizzato nel dettaglio l’omicidio di Isabella Noventa. Per la pubblica accusa e per i giudici di primo grado invece il delitto è stato studiato a tavolino ed Isabella è stata uccisa per gelosia e rancore con una mazzetta nella casa dell’ex fidanzato. I legali dei Sorgato puntano in Appello a far rivalutare l’omicidio preterintenzionale o colposo. A sostegno della loro tesi gli avvocati hanno allegato alle memorie anche alcune perizie, tra cui quella del perito ingaggiato dalla difesa di Freddy che dimostra come il corpo di Isabella Noventa, gettato come sostiene Sorgato nel fiume Brenta dopo il decesso della donna, sarebbe arrivato nel giro di 48 ore in mare. Per tali ragioni il cadavere della segretaria di Albignasego non è mai stato trovato nonostante le molte ricerche.

La difesa di Manuela Cacco, terza complice del delitto di Isabella Noventa, punta invece a far scagionare la tabaccaia dall’accusa di concorso nell’omicidio in quanto non vi sono abbastanza prove che stabiliscano con certezza il piano dei due fratelli e la partecipazione della donna. Sono quindi queste le richieste degli avvocati difensori dei tre condannati affidate ai giudici della Corte d’Appello. A breve dovrebbe essere stabilita la prima data dell’udienza di secondo grado.

Photo Credits Facebook

 

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